domenica 29 novembre 2009

CAMPAGNA CONTRO BENETTON A PROCESSO

Il 2 dicembre 2009, presso l'aula bunker di Firenze, inizierà il processo contro un anarchico e un'anarchica per associazione sovversiva (270 bis e 270 ter).
Sul banco dell'accusa figurano i COLORI UNITI DELLA VERGOGNA che dopo anni, grazie al ligio servizio della magistratura fiorentina, presentano i conti per i molti attacchi subiti dalle tante individualità solidali con il popolo Mapuche.
Indifferenti alle procedure giudiziarie e ai tentativi di mediazione con ogni multinazionale e istituzione, proseguiamo il nostro percorso di guerra a-sociale!
Ribellione iconoclasta contro chi ha fondato il proprio Impero sull'immagine!
Per la distruzione dell'esistente e per l'annientamento della società mercificata!

Bis e Ter

venerdì 27 novembre 2009

Gabriel Pombo Da Silva sulla morte di Diana...

Ho appena ricevuto il volantino che parla della morte (=assassinio) di Diana Blefari Melazzi... triste e duro.
Indipendentemente dal fatto di sapere che carcere e morte sono consustanziali alla nostra scelta di lotta ed al nostro impegno combattente, provoca sempre dolore venire a sapere della tragica fine dei nostri compagni (siano o meno affini, siano e non siano noti, ecc.).
Sul "caso" di Diana sono stato messo al corrente dalla RAI 1... Dico bene: messo al corrente piuttosto che informato perché la TV è un organo integrale della propaganda del dominio. In tal senso quel che la RAI ha diffuso sulle circostanze della sua morte e sulla figura di questa militante comunista è ripugnante. A Diana l'hanno assassinata tre volte: quando l'hanno arrestata; quando in carcere è stata sottoposta al 41bis; e, una volta arrestata e isolata e morta hanno preteso infangarne la figura e la persona/impegno, trattandola da pentita.
Como sopravvissuto al genocidio FIES posso capire perfettamente le cause che hanno motivato la drastica decisione di Diana... Dico bene: decisione invece di scelta...
Si sceglie solo quando si è liberi... ed allora una persona privata della libertà decide cosa fare in base alle circostanze in cui si trova. Se fosse stata libera o in altre condizioni di carcerazione non avrebbe deciso di smettere d'esistere.
Quando si sopravvive peggio che una bestia, isolato e costantemente sottoposto ad una forte pressione psicologica; in uno spazio asfissiante, attorniato da criminali in divisa che ti fanno sentire in mille modi che che tu non sei nulla e non hai NULLA da aspettarti... qual è la logica?
La logica e la finalità del carcere, dell'isolamento, delle torture e della propaganda del dominio sono la morte...
Noi che abbiamo conosciuto (e ne siamo sopravvissuti) la spietata ferocia di questa logica non abbiamo alcun problema nel dichiarare la guerra senza tregua a tutti quelli che ci torturano, assassinano, violentano, ecc...
Guerra alla guerra senza tanta retorica di merda contro il sistema ed i suoi socialfascisti di merda..
Radicale? Tutti noi che andiamo fino alla radice di ciò che abbrutisce, avvelena, assassina e tortura, inesorabilmente ci radicalizziamo.
Le mura del carcere sono sufficientemente alte da non permettere che il comune dei mortali possa lanciarvi uno sguardo all'interno e farsi un'opinione non filtrata dai propagandisti dei media su quel che accade qui dentro... Le sezioni d'isolamento (così come le diverse forme d'isolare) sono quanto c'è di più profondo e illuminante di questo sistema selettivo di sterminio proletario.
I mass-media sono nelle mani dei nemici dell'Umanità, pertanto è "logico" che non sono affatto "neutrali" nel corso della guerra sociale (e lotta di classe... là dove la classe ha coscienza di se stessa in quanto tale) e "l'informazione"...
Le domande che un proletario si deve sempre porre sono: da dove viene l'informazione? Che finalità persegue? Chi "sceglie" qual è la notizia e perché? Quali interessi politici ed economici ci sono dietro ogni progetto organizzato?
Ma... tornando a Diana... Cos'è che non capisce la "gente" sulla sua radicale decisione di smetterla d'esistere in un luogo in cui non c'è posto per la speranza? Quale la differenza se uno che si mette la corda al collo e se sono i carcerieri a farlo?
Nessuno si mette una corda al collo se ha un minimo di speranze... se attorno ha fratelli e sorelle che ti amano e ti assistono, se nel calendario hai date significative che segnalano momenti piacevoli (un colloquio, una chiamata, una lettera, una scadenza di lotta, ecc... ) o divertenti in cui condividere sorrisi, parole, idee...
Cosa accade quando persino all'interno del carcere (che è già una sufficiente punizione) ti separano (disperdono) dai tuoi compagni e dall'ambiente esterno in cui vivono le persone che ti sostengono e ti amano... Quando giocano perversamente con la corrispondenza, la stampa, i colloqui, le telefonate ed altri "Diritti"? Cosa succede quando alla fine comprendi che tutto quel che puoi fare è vegetare come una pianta: senz'acqua, senza luce, senza sole e senz'aria?
Per gli stati-governi occidentali ed i loro mezzi di comunicazione è piuttosto semplice esigere i "Diritti Umani" ai paesi dell'Africa o dell'Asia senza guardare prima nel proprio cortile... Come quella frase del dito e della luna: alcuni guardano il dito ed altri la luna.
Quando dimentichiamo che la "prosperità economica" in cui viviamo oggi in "Europa" proviene da secoli di sfruttamento imperialista e coloniale sui continenti dell'Africa, dell'Asia e dell'America latina, il discorso dei "nostri politici" non può offenderci... Ma quando abbiamo una chiara coscienza ed una memoria storica (classista), allora sono il revisionismo ed cinismo propagandistico del dominio capitalista a ferirci...
Personalmente, provo dolore dinanzi alla perdita di compagne e compagni (anche se non sono affini) sia per le conseguenze della loro decisione che per l'azione diretta o indiretta dei nostri nemici, perché un/una militante rivoluzionario/a non si "recluta" (come un soldato o poliziotto/carceriere) mettendo un annuncio in TV o su un giornale. Un rivoluzionario non si forma (o "uniforma") in un'Accademia. Il Militare, il Poliziotto ed il Carceriere hanno il loro "lavoro" per soldi, il rivoluzionario per convinzione... Il rivoluzionario non definisce la sua attività come "lavoro", ma come impegno.
Potrei scrivere centinaia di pagine spiegando/dicendo perché dobbiamo continuare l'impegno e la lotta di tutti i caduti sparsi nel mondo e nel corso della storia e senza tanta "moderazione" nelle parole, argomenti come nei mezzi...

Gabriel Pombo Da Silva
Aachen, 16.11.09

Gabriel Pombo Da Silva sobre la muerte de Diana...

Acabo de recibir el volante que anuncia la muerte (=asesinato) de Diana Blefari Melazzi*... triste y duro.
Independientemente de saber que cárcel y muerte son consustanciales a nuestra elección de lucha y nuestro empeño combatiente, siempre causa dolor enterarnos del fin trágico de nuestrxs compañerxs (sean o no afines, sean o no conocidxs, etc.).
Sobre "el caso" de Diana me había enterado por la RAI 1 (televisión pública italiana)... Y digo bien: enterarme que no informarme porque la t.v. es un órgano integral de la propaganda del dominio. En este sentido lo que la RAI ha difundido sobre las circunstancias de su muerte y la figura de esta militante comunista es repugnante. A Diana la han asesinado tres veces: cuando la han encarcelado; cuando dentro de la cárcel la han aislado en el "41bis"; y, una vez encarcelada y aislada y muerta han pretendido enfangar su figura y persona/compromiso tratandola de arrepentida.
Como superviviente del genocidio FIES puedo entender perfectamente que cosas motivaron la drástica decisión de Diana... Y digo bien: decisión que no elección...
Eligir solo se elije cuando se es libre... así pues una persona privada de libertad decide qué hacer en base a las circunstancias en las cuales se encuentra. Si hubiese estado libre o en otras condiciones de encarcelamiento no habría decidido optar por dejar de existir.
Cuando se sobrevive peor que una bestia, aislado y costantemente bajo una fuerte presión psicológica; en un espacio agobiante, rodeado de criminales uniformados que te hacen sentir de mil formas que tú no eres nadie y no tienes NADA que esperar... cúal es la lógica?
La lógica y la finalidad de la cárcel, el aislamiento, las torturas y la propaganda del dominio es la muerte...
Quienes hemos conocido (y sobrevivido) la ferocidad despiadada de esta lógica no tenemos inconveniente alguno en declararle la guerra sin tregua a todo y todxs lxs que nos torturan, asesinan, violentan, etc.
Guerra a la guerra sin tanta retórica de mierda contra el sistema y sus socialfascistas de mierda...
¿Radical? Todxs lxs que buscamos hasta la raíz de aquello que nos embrutece, envenena, asesina y tortura nos radicalizamos inexorablemente.
Los muros de la cárcel son lo suficientemente altos como para permitir que el común de los mortales pueda echar una mirada en su interior y hacerse un juicio no mediatizado por propagandistas de lo que aquí (entre muros) sucede... Los departamentos de aislamiento (así como las varias formas de aislar) son lo más profundo y clarividente de este sistema selectivo de exterminio proletario.
Los mass-media están en manos de los enemigos de la Humanidad así pues es "lógico" que tampoco ellxs son "neutrales" en el curso de la guerra social (y lucha de clases... allá donde la clase tiene conciencia de sí misma como tal) y la "información"...
Las preguntas que debe hacerse siempre un proletario son: ¿De dónde viene la información? ¿Qué finalidad persigue? ¿Quién "elige" qué es noticia y porqué? ¿Qué intereses políticos y económicos hay detrás de cada proyecto organizado?
Pero... volviendo a Diana... ¿Qué es lo que no entiende "la gente" sobre su radical decisión de dejar de existir en un lugar donde no hay para la esperanza? ¿Qué diferencia existe entre que unx se ponga la cuerda al cuello o te la pongan los carceleros?
Nadie se pone una cuerda al cuello si conserva un mínimo de esperanzas... si a su alrededor tiene hermanxs que le/a cuidan y quieren, si en el calendario tiene fechas significativas que señalan momentos placenteros (una visita, una llamada, una carta, una cita de lucha, etc., etc... ) o divertidos en los que compartir sonrisas, palabras ideas...
¿Qué sucede cuando incluso dentro de la cárcel (lo que ya es un castigo suficiente) te separan (dispersan) de tus compañerxs y del entorno exterior donde viven las personas que te apoyan y aman... Cuando juegan perversamente con tu correspondencia, prensa, visita, llamadas telefónicas y demás "Derechos"? ¿Qué sucede cuando por fin comprendes que todo lo que tu puedes hacer es vegetar como una planta: sin agua, sin luz, sin sol, sin aire?
Para los estados-gobiernos occidentales y sus mass-media les resulta muy sencillo exigirle "Derechos Humanos" a países de Asia o Africa sin mirarse ellos mismos al ombligo... Como es la frase aquella del dedo y la Luna: unos miran el dedo y otrxs la Luna.
Cuando olvidamos que la "prosperidad económica" en la que hoy vivimos en "Europa" proviene de siglos de explotación imperialista y colonial en los continentes de Africa, Asia y América latina el discurso de "nuestros políticos" no puede ofendernos... Pero, cuando tenemos una clara conciencia y memoria histórica (clasista) todo el revisionismo y cinismo propagandístico del dominio capitalista nos hiere...
A mi personalmente me duele la pérdida de todx compañerx (aún no siendo afines) sea por las consecuencias de su decisión como por la acción directa o indirecta de nuestrxs enemigxs porque un/a militante revolucionarix no se "recluta" (como un soldado o policía/carcelero) poniendo un anuncio en la t.v. o periódico. Un revolucionario no se forma (o "uniforma") en una Academia. El Militar, el Policía y el Carcelero hacen "su trabajo" por dinero, el revolucionario por convicción... El revolucionario no define su actividad como "trabajo" sino como empeño.
Podría escribir cientos de hojas explicando/diciendo porque debemos continuar el empeño y la lucha de todxs lxs caidxs a lo ancho del mundo y lo largo de la historia y ello/esto sin tanta "moderación" en las palabras, los argumentos como los medios...

Gabriel Pombo Da Silva
Aachen, 16.11.09

* Diana apareció ahorcada en la cárcel de Rebibbia (Roma) el 31 de octubre del 2009. Pocas horas antes le habían anunciado la sentencia de tercer grado, definitiva, a la cadena perpetua por su pertenencia a las Brigadas Rojas.

Adesione allo sciopero della fame di fine anno

In seguito all'appello lanciato da Gabriel Pombo Da Silva per uno sciopero della fame, dal 20 dicembre al 1 gennaio, da parte dei prigionieri rivoluzionari sparsi in carceri di diversi paesi del mondo, noi di Culmine abbiamo ricevuto l'adesione di Marco Camenisch ed adesso di un compagno spagnolo, Juan Carlos Rico Rodríguez, rinchiuso nel carcere di Soto del Real. Si tratta di un compagno che subisce una forte censura e pertanto è difficile che possa pervenire un suo comunicato. Apprezziamo, comunque, il suo voler partecipare a questa iniziativa di lotta e di solidarietà.
Ricordiamo che questa iniziativa parte spontaneamente dai compagni prigionieri innanzitutto per ricordare in maniera degna il compagno anarchico Mauricio Morales, caduto in combattimento il 22 maggio 2009, mentre collocava un ordigno esplosivo contro la scuola della polizia penitenziaria cilena. Certo, non si tratta di un ricordo alla memoria fine a se stesso, ma è invece il proseguimento dell'azione diretta di Mauri, con tutti i mezzi a nostra disposizione. I compagni prigionieri ricorreranno allo sciopero della fame, mentre all'esterno sarà la fantasia a guidare il nostro agire.
Non ci saranno delle manifestazioni specifiche, ogni individualità agirà come meglio crederà. Non c'è alcun punto o gruppo di riferimento. Culmine raccoglierà solo le adesioni e gli eventuali comunicati, articoli o scritti che compariranno nei prossimi giorni e soprattuto nel periodo indicato dalla proposta di Gabriel.
Ogni compagno prigioniero, se vorrà, potrà esporre le problematiche che vive nella sua reclusione, ma ricordiamo che questa è una iniziativa di lotta dedicata alla lotta anarchica anticarceraria, quella di sempre, quella rivolta alla distruzione violenta di tali strutture.

Recapiti dei compagni prigionieri che parteciperanno alla mobilitazione di fine anno:

Gabriel Pombo Da Silva - c/o JVA Aachen - Krefelderstrasse 251 - 52070 Aachen - Deutschland

Marco Camenisch - Postfach 3143 - 8105 Regensdorf - Svizzera

Juan Carlos Rico Rodríguez - Centro Penitenciario de Madrid V (Soto del Real) - Ctra. Comarcal 611, km. 37,6 - C.P. 28770 Soto del Real (Madrid) - España

Saluti ribelli
Culmine

culmine.noblogs.org
* * *


Adhesión a la huelga de hambre de fin de año

Siguiendo el llamamiento lanzado por Gabriel Pombo Da Silva para una huelga de hambre, del 20 de diciembre al 1 de enero, por parte de los presxs revolucionarixs dispersadxs en distintos paises del mundo. Nosotrxs como Culmine recibimos la adhesión de Marco Camenisch y ahora la de un compañero español, Juan Carlos Rico Rodríguez, encerrado en la cárcel de Soto del Real. Se trata de un compañero que padece una fuerte censura y por lo tanto es difícil que nos pueda hacer llegar un comunicado suyo. Por lo mismo valoramos el hecho de querer participar en esta iniciativa de lucha y de solidaridad.
Recordamos que esta iniciativa surge espontáneamente de lxs compañerxs presxs, fundamentalmente para recordar dignamente al compañero anarquista Mauricio Morales, caído en combate el 22 de mayo del 2009, mientras colocaba un artefacto explosivo contra la escuela de la Gendarmería de Chile. Cierto, no se trata de un recuerdo a la memoria de por si, sino que la continuación de la acción directa de Mauri, con todos los medios a nuestra disposición. Lxs compañerxs presxs van a recurrir a la huelga de hambre, mientras al exterior será la imaginación en guiar nuestro accionar.

No habrá manifestaciones especificas, cada individualidad actuara come mejor le parezca. No hay algún punto o grupo de referencia. Culmine recolectara solo las adhesiones y los eventuales comunicados que aparezcan en los próximos días y sobre todo en el periodo indicado en la propuesta de Gabriel.
Cada compañero preso, si quiere, podrá exponer las problemáticas que vive en su encierro, pero recordamos que esta es una iniciativa de lucha dedicada a la lucha anticarcelaria anarquista, la de siempre, la que tiene que ver con la destrucción violenta de todas las prisiones.

Direcciones de los compañeros presos que participaran a la movilización de fin de año:

Gabriel Pombo Da Silva - c/o JVA Aachen - Krefelderstrasse 251 - 52070 Aachen - Deutschland

Marco Camenisch - Postfach 3143 - 8105 Regensdorf - Suiza

Juan Carlos Rico Rodríguez - Centro Penitenciario de Madrid V (Soto del Real) - Ctra. Comarcal 611, km. 37,6 - C.P. 28770 Soto del Real (Madrid) - España

Saluti ribelli
Culmine
culmine.noblogs.org

sabato 21 novembre 2009

Terzo comunicato di Diego Ríos dalla clandestinità

Non conosco la prigione; non ci sono mai finito dentro e non riesco ad immaginare gli odori che vi si respirano, né i soffocanti passeggi nei suoi corridoi, né tanto meno la solitudine delle celle. Oggi, cammino libero, prudente, senza tracce, posso godere del vento, della notte, della pioggia (sempre un buon pretesto per mascherare l'immagine), della compagnia di alcuni cani randagi, del sapermi lontano dai miserabili pagati per ricercarmi. Oggi, corro lontano dalla città, ma non è solo il generoso ossigeno degli alberi a gonfiarmi il petto, ma anche l'orgoglio di sapere che ho fratelli e sorelle che posso non conoscere, ma so che sono lì, le azioni mi parlano di essi, essi sono azione.
I miei passi non hanno la certezza di una direzione stabilita, ma quella di un percorso verso la distruzione del potere,. Per questo i miei passi son divenuti più leggeri ed imprevedibili. Ho con me tutto l'odio e il disprezzo verso le loro leggi, la loro autorità, la loro società; per questo in me non c'è posto per la colpa né per la paura della punizione. Mi sono disfatto anche dell'idea ingenua che la libertà sia il luogo che si sparge fuori dalle mura del carcere. Per me la libertà non è un luogo, né un permesso, è azione, è il nervosismo che precede l'attacco, è l'espressione incontrollata per un compagno/a, è sentirsi vivo, perché sai che la tua vita non appartiene più al capitale, ma che si scontra con esso.
Non importa più la destinazione alla quale mi conduce in cammino che sto percorrendo, lì troverò individui liberi e selvaggi, con i quali ci si darà alla rivolta, con i quali affilare la solidarietà, con i quali sostenere l'indomita volontà di far saltare in aria l'ordine esistente, di distruggere ogni gabbia ed ogni cella. Non ho avuto bisogno d'entrare in una prigione per sentire sulla mia pelle l'angoscia della reclusione, per questo mi aspetto che ognuna di queste parole giunga carica di tutta la forza e l'affetto con cui vengono scritte ad ognuno dei compagni sequestrati dallo stato e dal capitale, in qualsiasi parte del mondo. Sappiate anche siamo in tanti che continuiamo a lottare contro il mostro che trattiene i vostri corpi, che vi difendiamo dall'oblio, che le mura non potranno isolare tutto il calore che vi inviamo, non importa quanto alte e quanto spesse siano, noi troveremo qualcosa da far ardere.
Io e molto compagni che facciamo una vita insorgente sappiamo che ogni atto/azione ha le sue conseguenze, favorevoli o sfavorevoli, successi ed errori, e ce ne facciamo carico perché siamo orgogliosi di esser il più coerenti possibile. E' per questo che accetto ed apprendo dai miei errori, e cerco di condividere e moltiplicare le esperienze di attacco, non importa che cerchino di intimorirci con le loro prigioni e con l'FBI dietro di noi. Noi non staremo zitti, continueremo preoccupati e occupati a che i nostri fratelli e le nostre sorelle sequestrati/e siano con noi, che sia conosciuta la loro lotta e che si diffonda, continuando a condividere con essi tutto il nostro affetto. Non dimentichiamo e viviamo con l'urgenza di continuare ad impugnare la solidarietà contro questa società di sottomissione e di apatia.
Ogni parola di questo comunicato vuole distruggere tutto ciò che cerca di isolare i nostri fratelli e le nostre sorelle sequestrati/e. Ma oltre le parole ci sono delle esistenze che si impegnano. Per tutti i prigionieri, per Axel, Cristian, Matías, Pablo, Flora, per Marco, Gabriel, per tutti quelli che non si sottomettono e continuano sul piede di guerra. In ogni vita, in ogni azione continuano ad esser presenti e vivi anche quelli che la cui esistenza ha lasciato questo mondo, tutti quelli che sono deceduti scontrandosi con il potere, non li dimentichiamo. Matías e Jaime, per voi gli assassini non hanno avuto nemmeno il coraggio per spararvi in faccia. Voglio ricordare specialmente Jonny Cariqueo ed il punky Maury, che ho avuto l'onore di conoscere, la gioia di condividere qualche gesto, qualche parola ed oggi ho il piacere che le loro vite continuano a scontrarsi con il potere. Grazie per averci insegnato che contro il potere l'unica battaglia che si perde è quella che non viene fatta.

Lettera di Axel Osorio sulla mobilitazione di fine anno

Compagne/i,
in merito alla proposta avanzata dal compagno Gabriel Pombo Da Silva sulla realizzazione di uno sciopero della fame ed alla convocazione di una settimana internazionale di agitazione e di pressione solidale per i sequestrati dallo Stato cileno, personalmente ed in maniera onesta, devo mostrare la mia particolare e complessa situazione che sto vivendo e che mi costa molto esporre per i sentimenti che s'intrecciano, tra i quali quel che io intendo per lealtà e per appartenenza ideologica che è un compromesso permanente con l'azione e gli sforzi che ultimamente ho effettuato per giungere alla mia liberazione nel più breve tempo possibile.
Spiego punto per punto:
Associarmi allo sciopero della fame, prendendo in considerazione la prossimità della fine del periodo che ho per ottenere i benefici penitenziari (permesso week-end) significherebbe gettare alle ortiche quella che è stata la costante ricerca e degna del mio modo di vedere la "strada".
Vediamo: la condanna imposta dallo Stato è di 3 anni, e seguendo le sue stesse regole io potrei accedere ai benefici penitenziari a partire dal momento in cui ho scontato la metà della condanna, ovvero 18 mesi di carcerazione (mentre sono qui già da 22 mesi), non senza ottemperare ad altri requisiti che hanno a che vedere da un lato con le politiche di reinserimento sociale stabilite dai carcerieri e dall'altra dal mantenimento di una condotta conforme alle loro assurde ambizioni. Quindi, il mio istintivo rifiuto ad accettare le loro condizioni in questo carcere (il che si ripercuote nella valutazione positiva di cui avevo bisogno), mi ha condotto a cercare una via con i miei mezzi per giungere a questi fini. Né più né meno mi son proposto come ritrattista di madri, nonni, nipoti e figli di detenuti di quest'ambiente. Son già cinque mesi che ho una "condotta molto buona" (ne ho bisogno di sei) e credo di essere nel giusto cammino.
Dichiarare uno sciopero sarebbe, pertanto, controproducente. Significherebbe la perdita di quest'ipocrita atteggiamento che ho mantenuto per ottenere la mia liberazione da queste sbarre.
Ciò nonostante, sono conscio che queste "illusioni" o "speranze" son solo strumenti per i miei fini, così come -paradossalmente- sto "sperando" e "illudendo" il mio futuro ad un potere che desidero distruggere.
Incongruenza ed incoerenza da parte mia, è probabile nel senso che se partecipo al loro meccanismo non faccio altro che rafforzare l'essenza del potere, legittimandone la "pietà". Ma, insisto, sono strumenti per i miei fini e la decisione delle mie convenienze è il frutto della mia autodeterminazione. Non mi sottrarrò dalla possibilità di convertire quest'opportunità, usata da tutti i prigionieri, per evitare mesi di reclusione.
Parallelamente, concordo con le analisi della convocazione per quel che riguarda la premura di moltiplicare le azioni sia dentro che fuori dalle carceri. Tuttavia credo che, restringere o ancor più circoscrivere le agitazioni solo ai compagni sequestrati dal capitale, sia una mancanza di comprensione del fatto che le nostre particolari circostanze sono avvolte o globalizzate in un contesto più vasto, che significa coabitare quotidianamente con i più abbandonati ed attaccati dalla tormenta di calunnie e di canagliate dei mass-media del sistema.
La lotta anticarceraria è un lento processo e mi risulta che sono in tanti ad esser interessati alla realizzazione di azioni e strategie tendenti a dinamizzare il collasso di questi monumenti al disprezzo umano (Mauricio Morales e Diego Ríos ne sono chiari esempi).
Per lo stesso motivo sono d'accordo con i desideri e gli obiettivi dei convocanti, sia nel riconoscere che la lotta non ha date né soste, che nello spezzare la passività, il silenzio e l'isolamento quale urgente bisogno antisociale di fronte alla molesta negligenza di troppi disinteressati.
Compagni: non mi piace sentirmi un mero osservatore di queste lotte, perché la mia complicità va molto oltre la loquacità che eventualmente potrei comunicare. Tuttavia vi sollecito, per ora, la comprensione nel sottrarmi a questo sciopero convocato da Gabriel proprio in solidarietà a noi che siamo prigionieri dello Stato e del capitale.
Rispetto agli obiettivi che in particolare sostengono la fine della segregazione di noi che condividiamo un'affinità ideologica e fare di noi una ferma fonte di sforzi, devo prospettarvi la convenienza di cercare di sintonizzare le priorità e le azioni al fine di evitare il sospetto dei carcerieri. Non vi sono dubbi che se facciamo bene le cose, otterremo queste mete.
Contro il carcere e il capitale: Lotta antisociale!!!
Axel Osorio.
C.A.S. Santiago.

mercoledì 18 novembre 2009

Gabriel, Marco e Mumia



non potranno mai rinchiudere le nostre idee
Solidarietà da Mar del Plata (Argentina)

Compagno anarchico pestato dai vigilantes

Il 13 novembre un caro compagno anarchico cileno ha partecipato ad una manifestazione in pieno centro di Santiago, la manifestazione è stata subito dissolta. Ma in questa occasione i più attivi nella repressione sono stati i vigilantes di un centro commerciale, questi ultimi hanno preso di mira il nostro compagno e prima lo hanno scaraventato a terra e poi lo hanno pestato con calci e pugni sulla testa, al punto da dover essere sottoposto a sutura della ferita, con grande sanguinamento. Questo il racconto del compagno, al quale inviamo tutta la nostra solidarietà ribelle!
Culmine

* * *


I vigilantes ed il sangue antiautoritario nella commemorazione dell'assassinio di Alex Lemun

Commemorando un altro anno dall'assassinio di Alex Lemun, il 13 novembre è stata convocata una manifestazione in solidarietà ai prigionieri, per l'autonomia delle comunità in conflitto e contro la militarizzazione in territorio mapuche. Appena radunati in piazza de los Heroes, la polizia ha disperso i manifestanti e così sono scoppiati incidenti in diverse parti de la Alameda (pieno centro di Santiago - ndt). Verso le 9.30 ci siamo ritrovati davanti alla stazione centrale, abbiamo eretto delle barricate con dei bidoni di un centro commerciale ed i vigilantes sono scattati all'attacco dei protagonisti dei disturbi. Erano in oltre 30 gli addetti alla sicurezza privata che hanno dato l'avvio alla caccia, hanno mostrato le armi ed hanno iniziato ad aggredire i manifestanti.
Testimonianza di un compagno anarchico pestato dai vigilantes:

In quei brevi secondi, per terra, le barricate spazzate via, il branco a pagamento e l'immediata (forse "stupida") reazione. La solidarietà verso quelli che sono contrari all'autorità, senza riflessioni, quella solidarietà che scoppia nel cuore e ti porta a difendere con tutto quel che hai tra le mani quegli sconosciuti complici che ricevono l'ira di coloro che mantengono la tranquillità del consumo con le botte. L'odore e il sapore del sangue inondano il tutto, forse in minor misura che nel territorio mapuche o allo stesso modo che in qualsiasi centro di detenzione della polizia. I colpi si ripetono per innumerevoli volte e gli insulti argomentano la loro miserabile vendetta. Noi, in quelle condizioni, possiamo solo ricevere ed osservare come si spezza quella che fino a poco fa era l'integrità del tuo corpo.

I colpi e le grida contro il "centro di detenzione e tortura", posto al lato delle vetrine e dei locali di fast-food, fanno aumentare i fermi e provocano l'arrivo delle forze antisommossa. La solidarietà torna ad essere la scelta meno logica nella società della codardia e del benessere individuale. Gli ambulanti trovano il momento meno propizio per restituire qualcosa del terrore quotidiano e delle persecuzioni e non restano indifferenti davanti ai manganelli sporchi di sangue.

Quali conclusioni trarre? Come evitare di normalizzare i proiettili in territorio mapuche? I pestaggi contro quelli che espropriano i supermercati? La morte dei compagni? Il trascorrere del tempo senza Alex, Matias, il punky Mauri, la Claudita, il Jhonny? La repressione che diviene carne e sangue... soprattutto sangue, tanto sangue.

Queste forze "private" sono nostre nemiche così come quelle pubbliche o di polizia, ne siamo certi. Miserabili esseri umani che decidono di dedicare la vita a proteggere i privilegi dei potenti, capaci di mettere a rischio la propria insignificante esistenza affinché proseguano il consumo e la tranquillità dei loro padroni.

I prigionieri politici Cristian Otero, Pablo Carvajal, Matías Castro, il primo arrestato e gli ultimi due infamati da vigilantes a guardia delle università durante giornate di scontri, lo sanno molto bene. L'autorità non è solo lo Stato astratto o la caricatura della polizia fascista, è la riproduzione dell'ideologia a forza di colpi che genera questo sistema macabro, in cui dei ragazzini si sentono importanti per indossare un'uniforme e custodire i possibili sospetti. Il dibattito cittadino potrebbe vertere - ed a ragione- sui compiti e sulla formazione di queste guardie private.

Ma dalla rivolta, ben lungi da queste posizioni, ci basta solo convincerci e non nutrire alcuna fiducia sulla "neutralità" dei vigilantes. Che non si blateri sul fatto che son dei proletari, dei lumpen (per coloro che deificano questi strati sociali), essi solo riproducono l'autorità e il tessuto costituito dalle forze repressive sia in civile che con le uniformi, entrambe macchiate di sangue.

All'alba, gli occhi stanchi della luce contro la cella e il corpo acciaccato dalle "carezze" della repressione, i loro volti, i nostri volti, abbracci sempre degni per quelli che ci sono e quelli che non ci sono più... e nella nostra memoria attiva tutti i nostri morti. Il sangue si rapprende, le ferite si curano (anche se ci mettono tempo), gli ematomi scompaiono, ma il nostro convincimento sulla guerra contro l'autorità continua ad essere incandescente e sempre, senza paure, alla lotta!

“Ma è ora che sappiano che non c'è legge che rispetteremo, che se c'è da lottare ci attaccheremo ai loro colli, che se bisogna scontrarsi faremo fuori i loro cani, che se bisogna morire essi saranno i primi a morire. Il mio canto non è un pianto, non è una protesta, che questo canto che io canto sia di lotta."
Mauricio Morales, Punky Mauri

martedì 17 novembre 2009

Libro - "Mauri... la ofensiva no te olvida"




Nel contesto della settimana di solidarietà e di agitazione internazionale per i compagni sequestrati dallo Stato cileno, dal 16 al 23 novembre, abbiamo deciso di contribuire all'iniziativa con il libro "Mauri... la ofensiva no te olvida" (Mauri... l'offensiva non ti dimentica), per ricordare un fratello morto attaccando i pilastri della società carceraria e quelli che per lavoro torturano gli ostaggi. Da qui sosteniamo la campagna per la liberazione di tutti i compagni dalle prigioni.
Mauri… la ofensiva no te olvida
–Scritti del compagno anarchico Mauricio Morales-
Santiago 2009 settembre nero, fai in modo che viva l'anarchia
132 pagine
$2.500 (pesos cileni)
Mauricio Morales Duarte, compagno anarchico morto il 22 maggio 2009 in seguito all'inattesa detonazione dell'ordigno esplosivo che aveva con sé e destinato ad un attacco contro la scuola della gendarmeria cilena (equivalente alla scuola della polizia penitenziaria italiana - ndt).
In questo libro abbiamo raccolto parte dei suoi testi, scritti, poesie, racconti, canzoni, volantini e vissuti per costruire la nostra incandescente memoria insorta.
Il punky Mauri, compagno caduto in combattimento, appartiene alla rivolta. A coloro che hanno il fuoco tra le mani, nello spirito e con lo sguardo fisso sull'obiettivo, pronti per attaccare.
Contenuto:
▪ Introduzione.
▪ Poesie.
▪ Corrispondenza con Axel Osorio.
▪ Musica.
▪ Alcuni scritti trovati.
▪ Conversazioni.
▪ Racconti.
▪ Di amore, caos e anarchia.
▪ Parole dei tuoi fratelli.
▪ Il fuoco si propaga.

Punti di distribuzione a Santiago del Cile:
▪ Centro de Documentación Anarquista Itinerante – Casa Okupa La Crota. Santa Isabel #380. Santiago.
▪ Emporio Vegan Santiago. Maturana #302, esquina Huerfanos. Plaza Brasil. Santiago.
▪ Sarri Sarri. San Ignacio #75, local 31. Metro Moneda. Santiago.
▪ C.S.O y Biblioteca Sacco y Vanzetti. Sto Domingo #2423. Metro Cumming. Santiago.

Contatti: laofensivanoteolvida@gmail.com

lunedì 16 novembre 2009

Parla Kalashnikov

Poesia di Cumo Akif Kerimli, 2009
traduzione dal tedesco, marco camenisch, novembre 2009

Ingannevoli sono le vostre grida "vogliamo pace"
quando i padroni sono armati
fino ai denti
Ed i dominanti non hanno neanche una pietra in mano
per difendersi
per imporre i propri interessi

Perdonaci, Kalashnikov
se non parliamo ancora di pace
Le mie mani
Le tue mani
Le mani di noi tutti
Non tengono il Kalashnikov
ma
sono fatte per amare
teneri, dolci, entusiaste
ed appassionate
Con mille desideri...

Ma, Kalashnikov, racconta
di oppressione, sfruttamento, crisi, razzismo
miseria, fame
e di culture vietate
Parla degli orfani
Racconta delle giovani vedove
Dei vecchi torturati, e dei resistenti
ammazzati nelle galere
Chiedi gli elementari diritti umani
Kalashnikov

Nostalgia, separazione, lutto e morte
decidono sul nostro quotidiano opprimente
parla, Kalashnikov, parla
Gli oppressori e sfruttatori capiscono solo
il tuo linguaggio
Spara, Kalashnikov, spara
Morte, Libertà e la nuova vita

giovedì 12 novembre 2009

Intervista radiofonica a Gabriel Pombo Da Silva

Compagne/i,
una radio tedesca ha realizzato un'intervista radiofonica, in spagnolo, al compagno anarchico Gabriel Pombo Da Silva.
La radio si chiama Radio Flora e nella home page del suo sito è possibile ascoltare e scaricare l'intervista:
http://www.radioflora.de/

Ricordiamo che Gabriel effettuerà uno sciopero della fame dal 20 dicembre al 1 gennaio, assieme ad altri prigionieri anarchici sparsi nel pianeta.
Saluti ribelli
Culmine

martedì 10 novembre 2009

Cospirazione delle Cellule di Fuoco

Comunicato della "Cospirazione delle Cellule di Fuoco" sulle pentole a pressione - novembre 2009

traduzione dall'inglese: Gino Gatti

Questo è così... se è quel che pensate ...

Non abbiamo mai smesso di lottare nei momenti difficili, quando abbiamo avuto il fiato sul collo, nemmeno quando i cani abbaiavano attorno a noi. Ci siamo guardati in faccia, sicuri sulle decisioni da prendere. Abbiamo controllato le nostre armi, ci siamo interrogati sul nostro odio: "Facciamolo un'altra volta... questa volta fino alla fine ...".

Dopo il nostro attacco contro il Ministero della Macedonia-Tracia e la convocazione delle elezioni nazionali, due delle nostre cellule hanno deciso, in collaborazione con i compagni della Frazione Nichilista, di lanciare un nuovo appello per la strategia di provocazione sociale, colpendo le case e gli uffici di personalità politiche. Il primo colpo di questa serie di attentati esplosivi è stato diretto contro la casa del candidato del PASOK Louka Katseli a Kolonaki. Abbiamo deciso di realizzare quest'attacco nel giro di due giorni. Lo stesso giorno dell'attacco ci siamo sorpresi nel sentire i giornalisti che festeggiavano lo smantellamento della nostra organizzazione: raid in un nascondiglio ad Halandri, diversi giorni di pedinamento da parte degli sbirri, successo per la EYP (Agenzia Nazionale per l'Informazione), localizzazione e identificazione delle impronte digitali dagli attacchi precedenti, scenari sulla logica dei vasi comunicanti ...

Tutto questo, mentre nello stesso giorno abbiamo attaccato a Kolonaki senza alcun turbamento, sotto gli occhi della polizia e senza preoccupazioni. Questi eventi non ci farebbero che sorridere se non fosse che alcune persone sono state accusate di far parte delle nostre organizzazioni e per questo sono perseguite. E' lo scenario perfetto per soddisfare l'istinto cannibale dei giornalisti e della società che per mesi hanno richiesto l'arresto dei terroristi. Trucchi per le elezioni... affari interni della polizia... fuochi d'artificio che causano paura... non riusciamo a capire la loro logica e non la seguiremo.

Ma tutto quel che è stato detto resta impresso nella nostra memoria e il termine solenne che abbiamo pronunciato, senz'altro pensiero d'accompagnamento, è stato: "Vendetta."

Vendetta per la parte che essi hanno avuto nel festeggiamento dei nostri presunti arresti con il pretesto del 20 ° anniversario dell'esecuzione del terribile Bakogianni (nel settembre 1989 questo politico del partito di destra Nea Demokratia è stato colpito alla testa dal gruppo armato chiamato 17 novembre). Un festino in cui il suo protagonista, il grande protettore Karamanlis (primo ministro greco, mandato via il 4 ottobre 2009), ha dichiarato con arroganza il suo trionfo sul terrorismo rivoluzionario.

Vendetta per i giornalisti parassiti che hanno la pretesa di essere dei grandi scrittori e parlano dei "terroristi da pentole a pressione e play-station", di capi e di ragazzi subordinati. Vendetta personale anche per i mentori sensibili della stampa progressista che, preoccupati, parlano dei buoni bambini della porta affianco. Vendetta anche per questa fottuta società che, con malizia, ha sorriso credendo d'essersi liberata di noi, in modo da poter andare a letto con sicurezza. Vendetta per i poliziotti bastardi che giocano a fare i duri nei loro costumi a prova di proiettile e che mostrano le mitragliatrici con le loro vittorie codarde e fabbricate, ma che hanno pianto, sono scappati e si sono nascosti sotto i tavoli quando abbiamo attaccato i commissariati di notte per bruciarli lì dentro.

Vendetta contro i pubblici ministeri bastardi ed i giudici inquirenti che pensano di poter catturare il nostro odio e la nostra coscienza, i nostri sentimenti e la nostra logica nelle pagine dei loro procedimenti, credendo di poterci spaventare.

Vendetta per tutto ciò che viviamo, perdiamo, per ogni cosa che ci potrebbe accadere scegliendo la guerriglia urbana quale nuova condizione di vita.

Oggi la verità è nota a noi ed ai nostri accusatori. Sappiamo che il loro spettacolo non seduce le persone che sono in grado di pensare, né spaventa quelli che hanno scelto un luogo in cui solo in pochi hanno il coraggio di scegliere di essere il proprio paese.

Di tutti gli altri, non ce ne importa molto.

A questo proposito pochi mesi fa, a maggio per essere precisi, abbiamo scritto nella rivendicazione delle bombe ai commissariati di Stavroupoli e Penteli: "Il risultato è più povero e pittoresco. La gran parte degli arrestati lo è per la 'persecuzione delle proprie idee' o, incidentalmente, mentre transitavano nel luogo dell'attacco. Noi non crediamo che un arresto debba portare alla creazione di martiri ... né pensiamo che un indagato debba essere criticato per la buona causa. Ma bisogna sapere che le nostre scelte conducono a delle responsabilità. Più ci addentriamo, più sicuri e di conseguenza più diveniamo esigenti verso noi stessi ed i nostri compagni ".

In tal maniera vogliamo far capire che siamo persone che vivono seguendo le proprie parole come si trattasse di un impegno a vita. È per questo che saremmo perlomeno incoerenti e vigliacchi se dovessimo negare i nostri principi e posizioni dichiarando di ripudiarle e di non prendere in considerazione qualsiasi azione violenta o se dovessimo dichiarare di non aver familiarità con l'organizzazione di cui facciamo parte, così come secondo la versione dei giornalisti avrebbero fatto due degli arrestati. Che senso avrebbe dal momento in cui tali persone non hanno nulla a che fare con noi!

Inoltre noi siamo orgogliosi delle nostre scelte e azioni ed abbiamo il coraggio, il privilegio e l'onore di guardarci allo specchio senza nascondere la faccia per la vergogna. Avremmo fatto lo stesso nel caso di un arresto, non avremmo nascosto i nostri volti, come è stato fatto dagli altri due presunti giovani membri del gruppo. In breve, se qualcuno dovesse nascondere il suo volto, sarà denigrato da questa società.

Noi non giocheremo a fare gli investigatori ed i giudici sul come ed il perché della prova consistente che supporterebbe questo caso, vale a dire l'esistenza di una bomba in una pentola a pressione che hanno trovato nell'appartamento di Halandri. Detto questo, noi abbiamo l'assoluta necessità di esplicitare quanto segue: le bombe non sono brevettate, specialmente quelle con un detonatore facile, come quelle costituite da pentole a pressione e da sveglie. Si tratta di materiali reperibili nei negozi che, contrariamente alle richieste repressive, non sono coperti da copyright da parte di un'organizzazione o di un modus operandi. A parte il fatto che, il metodo specifico di ricorrere alle pentole a pressione come oggetti rinforzanti l'onda d'urto è stato usato sin dal 19 ° secolo da parte dei terroristi e nichilisti francesi (Henry, Ravachol, Vaillant... ) ed oggi continuano ad esser utilizzate dall'organizzazione anarchica FAI in Italia, da noi e dall'organizzazione ENEDRA (gruppo antiautoritario che ha piazzato diverse bombe nel settembre 2007), in Grecia. Quindi, com'è possibile che un probabile rinvenimento d'una bomba, costruita e diffusa seguendo un metodo utilizzato in periodi e luoghi diversi, possa esser considerato il simbolo-marchio d'un gruppo specifico, come le Cellule di Fuoco?

C'è qualcosa di marcio, ma non spetta a noi trovare di cosa si tratta. Tutti quelli che pensavano che ci saremmo nascosti nel campus del Politecnico possono esser interrogati sulla seguente questione. Nel momento in cui gli edifici universitari sono stati circondati da sbirri in borghese e da giornalisti, noi abbiamo collocato la bomba al Pedion tou Areos durante l'incontro con il culo grosso (Karamanlis). A noi non interessa chiedere il diritto d'asilo nell'università, ma questo è sempre stato un enorme desiderio degli sbirri. Non ci occupiamo di tutto questo, siamo già alla ricerca di nuovi obiettivi.

Alla fine, preparandoci per il futuro in modo da poter affrontare il presente con uno spirito lucido, vogliamo render chiaro che rinchiudere uno di noi non implica una posizione di debolezza. Abbiamo i nostri codici di valori che non s'infangheranno con i ritiri, l'incoerenza e l'oblio. In altre parole, le iene di solidarietà non possono toccarci con le loro grinfie. I cittadini con le loro buone intenzioni, le personae, gli "anziani", quelli che "tutto sanno", le madri Teresa madre e il resto della feccia possono tenersi occupati con le più facili e le più servili delle vittime, perché noi non siamo facili prede e li colpiremo sui denti. Anche nei momenti più difficili, un rivoluzionario ha bisogno di apprezzare i suoi amici e compagni e ha bisogno di disprezzare gli uomini di paglia con i loro volgari interessi ed il falso umanesimo con i quali decapitare la coscienza rivoluzionaria, mettendoli in atto facendo compromessi. Pertanto invitiamo i nuovi compagni a liberarsi dalla mentalità da bar che si trasforma in conferenze stampa in cui gli esperti della solidarietà proclamano i loro comunicati. Li invitiamo a metter piede nelle loro riunioni per cospirare e rimpiazzare le chiacchiere con progetti e parole chiare.

Possono la paura e l'incertezza far posto all'audacia ed alla determinazione; può la collera causare tempeste e rabbia e far chiedere al proprio cuore: "Se non ora ... quando? Se non noi ... chi? "

Dopo gli ultimi eventi, i compagni che hanno colpito Katseli hanno proposto di riconsiderare il piano d'azione. Siccome noi crediamo che la realtà del carcere che ci circonda non sia il risultato di una leadership unitaria e compatta che ordina i delegati e gestisce le istituzioni, bensì si tratta di una fabbrica sociale di comportamenti, cultura, tradizione e costumi, noi vogliamo attaccare ogni settore di questa fabbrica che produce tutto quel che odiamo. In questo momento consideriamo che il progetto di attacco contro le case di 5 o 6 uomini politici sia piuttosto povero. Non si è valutata la dinamica che volevamo sviluppare. Volevamo far qualcosa che avrebbe potuto spezzare i presunti limiti e l'alibi della società "innocente" che nega la sua responsabilità, attribuendosi il ruolo della vittima eterna. Ma le vittime non tifano per i loro assassini, non sporgono denunce verso quelli che hanno resistito contro i tiranni, non sostengono i propri oppressori, non languiscono nelle loro celle ingannevoli. Semplicemente perché le vittime non hanno una scelta.

Ma le persone dell'attuale società, esse fanno delle scelte e di conseguenza hanno delle responsabilità. Forse stiamo tutti -noi e la società- vivendo la stessa merda, ma non dimentichiamoci che i prigionieri ed i carcerieri che vivono nella stessa prigione non sono alleati.

Ci sentiamo allo stesso modo in questa società in cui non brilla nulla e regna la disgustosa codardia, al punto che non c'è voluto molto perché nascesse quest'idea. Abbiamo scelto di colpire un comizio elettorale, una riunione in cui la massa opaca di feccia umana si precipita a sostenere i propri leaders. La scelta del comizio di Nea Demokratia è stata meramente estetica. Non avremmo potuto sostenere lo spettacolo del grasso idiota Karamanlis che vanta un inconsistente successo nei confronti del terrorismo rivoluzionario. Volevamo ricordargli che una bocca grande non serve a nessuno.

Così abbiamo deciso di stemperare le ambizioni dei pagliacci del servizio anti-terrorismo che volevano vendicarsi per il loro agente fatto fuori dalla "Setta dei rivoluzionari" (lo sbirro è stato giustiziato nell'aprile 2009) e che svolgono il loro gioco a scapito di milioni di persone che nulla hanno in comune con la nuova guerriglia urbana. Infine volevamo inviare un messaggio a tutti.

D'ora in poi, lo spazio di indifferenza ha smesso d'esistere. Il terrorismo rivoluzionario e noi, come Cospirazione delle Cellule di Fuoco, compiamo il passo verso la minaccia sociale e l'aggressività nichilista. La maggioranza continuerà ad essere per noi un nemico, fino a che nasconderà le sue responsabilità personali dietro la psicologia di massa; fino a che definirà se stessa come costituita da povere persone, vittime dell'ingiustizia. Tolleranza zero verso le giustificazioni. È difficile svegliarsi al mattino in un mondo indegno, tra sorrisi stupefatti, corpi esausti, falsi gesti, sguardi apatici e nel mezzo di un'assenza che domina. Ci siamo sbarazzati di tutti gli ostacoli che ci hanno bloccato: relazioni morte, situazioni opache, opinioni regolari, ipocrisie, ripetizioni permanenti. Abbiamo intrapreso un sentiero selvaggio con il nostro respiro profondo al ritmo silurante di un impronunciabile ammutinamento.

Noi giocheremo alla roulette russa, la pistola di vita nelle nostre mani, invece di morire in silenzio e pazientemente, lontano da quel che stiamo cercando. Sappiamo di non esser soli. Sappiamo che nuovi compagni del fuoco sono con noi, e noi con loro. Al di là di ogni aspettativa, la nuova guerriglia ha di nuovo graffiato con il rasoio sulla faccia di questo mondo. I nuovi gruppi sono stati capaci di prosperare e di scrivere la loro storia, anche se sono stati oscurati e disprezzati dalle vecchie "celebrità", anche quando hanno conosciuto il sospetto ed i successivi consigli degli illuminati.

Inviamo il nostro amore e il nostro rispetto a tutti nuovi guerriglieri e chiediamo loro di unirsi alla lotta contro i piccoli e i grandi, le prigioni visibili e invisibili della nostra vita, e così fino alla fine. Gli altri, quelli che ci gravano con le loro estenuanti giustificazioni e la loro presunta esperienza, non li ascoltiamo. Le ostilità rivoluzionarie non cesseranno, non solo per stemperare la faciloneria dei marci elettori. I sostenitori del partito, proprio come gli ultras, viaggiano da una città all'altra per partecipare a tutti i comizi, trascinando il loro cadavere vivente, scandendo slogans. Facce trasformate dagli slogans come "Tu sei il primo ministro", sfilate in TV inquadrando al contempo l'elettorato di base, la quintessenza della democrazia. Quando il capo sta per arrivare a giocare le sue due ore di teatro, la massa è colpita da lacrime di commozione e di torpore. Questa massa di idioti, ricordando film con morti viventi, non può esser altro che un bersaglio. La quantità della massa non ci tocca, neppure la presenza di giovani e vecchi, uomini e donne. E' tutto in quel momento in cui l'inerzia della gente si trasforma in grida e sostegno per la democrazia.

Così abbiamo deciso di far esplodere una bomba davanti ad essi, per inviare un messaggio durante l'ultimo discorso del primo ministro, in modo da provocare il panico nelle autorità e far evacuare il posto. Gli elettori, in preda al panico, sono fuggiti via, mentre gli artificieri avviavano la corsa contro il tempo cercando di neutralizzare la bomba. Abbiamo attraversato la via Salomone, fusi nella massa bianco-azzurra (i colori di Nea Demokratia),
siamo passati davanti agli sbirri in borghese ed antisommossa -credendo che fossimo parte della massa che voleva la vittoria- e siamo arrivati sul punto in cui abbiamo deciso di collocare la bomba. Abbiamo visto tre agenti in borghese e due antisommossa in via 3 ° Settembre e via Guilfordou ed un altro in borghese all'incrocio tra quelle strade. Siamo andati nel vicolo, a sinistra della bomba, e così abbiamo inviato un messaggio sugli arresti, sullo smantellamento e sulla tolleranza zero.

Adesso è il momento di interrogare ognuno di essi e di capire se vogliono continuare o rinunciare in modo definitivo alle loro decisioni. Noi dobbiamo mostrare loro, individualmente e collettivamente, che non ammainiamo le vele. Noi resteremo fino alla fine. Se vanno agli estremi nel tentativo di scovarci, noi andremo fino ai nostri confini più estremi per cercare di essere i primi ad attaccare. La possibilità di tornare a casa è la più remota in questa guerra. Nessun passo indietro, nessun rinvio. D'ora in poi la strategia sarà sostituita dall'odio e da progetti intelligenti di determinazione completa.

Lasciamo liberare i nostri istinti distruttivi.

Può iniziare un nuovo ciclo di guerriglia, ancor più forte, ancor più distruttivo.

Ogni casa può divenire un nascondiglio e da tutti i posti nascosti verrà il fuoco che li brucerà tutti vivi.

Che sappiamo che la nuova guerriglia non è una bolla di sapone, né un impulso adolescenziale o un'esplosione d'ansietà artistica.

La realizzazione e la rivitalizzazione dei nostri desideri aggressivi, le nostre negazioni, la nostra esistenza sono nell'attacco allo status quo.

Sarai sempre dritto di fronte a noi ... e vedremo chi sarà con la schiena contro il muro.

Cospirazione delle Cellule di Fuoco - Frazione Nichilista

p.s.: Inviamo i nostri saluti ai compagni anarchici Christos Stratigopoulos e Alfredo Bonanno; quest'ultimo, nonostante l'età, ha fatto tesoro della sua inalterata negazione e continua a camminare lungo la strada che ha scelto.

domenica 8 novembre 2009

L'FBI contro gli anarchici cileni

fonte: Hommodolars.org - 09.11.09

Impressionante! Lo Stato del Cile non ce l'ha fatta con gli anarchici ed ha dovuto chiedere aiuto al Leviatano maggiore e la sua polizia favorita: l'FBI (alla quale il portoricano Calle 13 ha dedicato un eccellente pezzo dal titolo "Querido FBI", in cui si invita alla violenza ed alla lotta libera contro questi maiali. Il video di Calle 13 su: http://www.youtube.com/watch?v=ZrIetb7LRpk).
Pertanto, abbiamo sbirri e magistrati cileni che viaggiano negli States per esser formati sugli ordigni esplosivi e sul "fenomeno anarchico". A sua volta, l'FBI ha sollecitato il nostro Stato a fornire informazioni sulla "evoluzione che potrebbe avere la serie di attentati esplosivi in Cile". Se nascondersi sotto le gonne dei repressori gringos non dovesse funzionare, si sta valutando di chiedere aiuto direttamente ai "Magnifici", ai "Superman".
D'altra parte negli ultimi giorni sono stati sospesi dei carabineros che, annoiati, facevano scherzi come falsi avvisi di bombe o chiamate di allarme... no comment.
Insomma... arriva l'insurrezione.
Segue l'articolo dal quotidiano borghese La Tercera che inoltre, nel numero dell'8 novembre 2009, riporta una cartina psicogeografica degli attentati esplosivi in Cile.


* * *

La Procura ricorre all'FBI per cercare di frenare la serie degli attentati esplosivi
La collaborazione è coordinata dall'ufficio dell'organismo nordamericano nell'ambasciata di Santiago del Cile.

Commissariati, chiese, filiali bancarie, ditte, ambasciate e ultimamente palestre ed hotel sono stati gli "obiettivi" della sequela di attentati esplosivi registrati negli ultimi anni e che sono stati rivendicati da gruppi anarchici. Martedì 3 novembre, una carica esplosiva composta da polvere nera e nitroglicerina è detonata all'esterno dell'Hotel Marriott, a Las Condes, lesionando 6 persone. E' stato l'attentato numero 14 del 2009 (e 102 dal 2004), aumentando il timore cittadino di restare vittime di uno di questi attacchi.
All'insegna delle indagini per questi attentati, negli ultimi mesi il Ministerio Público ha chiesto una collaborazione al Federal Bureau of Investigation (FBI), l'entità di polizia più importante degli USA e il cui aggregato in Cile è l'agente Stanley Stoy.
D'accordo con le fonti consultate, la cooperazione sollecitata è stata di carattere tecnico e su due punti in particolare: informazione sui modi d'elaborazione degli esplosivi da parte dei gruppi radicalizzati e consulenza in merito al fenomeno anarchico a livello mondiale. A sua volta. l'FBI ha richiesto alla Procura informazioni sull'evoluzione che potrebbe avere la sequela di attentati nel nostro paese.
All'interno di tale collaborazione, lo scorso marzo 6 magistrati e 10 carabineros sono andati negli USA, dall'FBI, per esser formati sulle indagini relative agli attentati esplosivi. Tra i partecipanti c'era anche il procuratore Francisco Jacir, che indaga sugli attentati esplosivi, ed anche i procuratori Mario Elgueta e Sergio Moya, incaricati di indagare sugli attentati nella regione de La Araucanía (territorio mapuche - ndt).
Nel settembre del 2001, l'FBI ha fornito la sua collaborazione nelle indagini per le chiamate relative ai "pacchi-bomba" che erano giunte all'ambasciata degli USA di Santiago.
Fonti dell'ambasciata USA di Santiago hanno precisato che le collaborazioni si fanno tutte le volte che sono richieste.
Lamentele nel governo
"Siamo già in una tappa in cui le indagini di polizia devono concretizzarsi in esiti giudiziari" ha criticato il sottosegretario agli Interni, Patricio Rosende, dopo che il 12 agosto due palestre sono state oggetto di attentati.
Per gli attacchi c'è un giovane in detenzione cautelare: Cristián Cancino, 27 anni, che nel mese di marzo ha collocato una bomba che non è scoppiata in una farmacia di Las Condes. Intanto, Diego Ríos, presunto fornitore di esplosivi si è dato alla latitanza.
Degli attentati verificatisi negli ultimi anni, 11 sono avvenuti a Las Condes. Il sindaco del comune, Francisco de la Maza, afferma che le indagini sono state inefficienti: "Alla fine questa situazione può generare una psicosi. E già qualcosa si sta verificando: gente che vede uno zaino e crede sia una bomba, altri che iniziano a dare gli allarmi telefonici per scherzo."
A tal proposito, la Procura segnala che si tratta di indagini complesse, per il fatto che le cellule anarchiche cambiano continuamente componenti e leaders.

Una rapina in grecia

Non siamo schiavi, siamo dinamite

fonte: arobberyingreece.blogspot.com

Sono cose vecchie, dell’altro secolo. La miseria, che il progresso sembrava aver bandito dall’occidente, torna a far sentire i suoi morsi. I banchieri non si stanno ancora lanciando dalle finestre, ma le strade si stanno riempiendo di poveri. Fabbriche e negozi chiudono i battenti. Milioni di persone si ritrovano senza mezzi con cui affrontare il futuro. Avevano promesso che una vita trascorsa in ginocchio, fra un lavoro a beneficio di un padrone e un’obbedienza ai voleri del governo,avrebbe
assicurato perlomeno una quieta sopravvivenza. Ora è chiaro a tutti che si trattava di una menzogna.

Sono cose vecchie, dell’altro secolo. Le file davanti alle mense popolari si ingrossano. Nei supermercati il numero dei furti è in aumento costante. Si accatastano le procedure di pignoramento. E mentre in basso si cerca di non morire di fame, in alto si preparano al peggio, alla paventata esplosione sociale. Si assicura “tolleranza zero” per chi infrange la legge, si predispongono nuove strutture di detenzione per indigeni e migranti, soldati e “volontari” pattugliano i quartieri videosorvegliati. Vecchi o nuovi che siano, i poveri devono saperlo: morire di stenti o suicidarsi, solo questo sarà loro permesso.

Sono cose vecchie, dell’altro secolo. Oggi sempre più individui allungano le mani sulla ricchezza dove ce n’è in abbondanza. Alcuni hanno anche un sogno nel cuore, come quei due anarchici, Christos e Alfredo, che l’1 ottobre sono stati arrestati in Grecia per un colpo in una banca. Il primo l’ha rapinata, arma in pugno. Il secondo dicono che l’avrebbe aiutato, prendendo in consegna il denaro. I due anarchici, uno greco e l’altro italiano, ora si trovano dietro le sbarre. La prigione è il destino promesso a chi non si rassegna a crepare nella miseria, è il destino promesso ai nemici di ogni sfruttamento e di ogni autorità.

Sono cose vecchie, dell’altro secolo. Un’economia in pezzi, una disoccupazione alle stelle, il deterioramento delle condizioni di vita, una guerra fra poveri fomentata dai tirapiedi dei potenti, un razzismo che da strisciante si sta facendo galoppante, un pianeta minacciato dallo sviluppo tecnologico, gli Stati che alternano la carota della democrazia col bastone del totalitarismo...
In questo improvviso ritorno al passato c’è ancora qualcosa che manca. Che la dignità offesa scacci la disperazione e si trasformi in azione. Che la libertà cessi d’essere il diritto di obbedire all’autorità e torni ad essere la sfida ad ogni forma di potere.
Che il desiderio di vivere non si accontenti di quanto già esiste e vada all’assalto per strappare ciò che non è mai stato.

È una cosa vecchia, dell’altro secolo, l’insurrezione

Anarchici

venerdì 6 novembre 2009

Ayunos de Marco Camenisch

Compañeras/os

el 1 de noviembre Marco Camenisch ha redactado el presente comunicado sea en italiano que en castellano. Marco acepta la propuesta de huelga de hambre lanzada por Gabriel Pombo Da Silva, pero por unas cuantas razones él repartirá los dias de huelga en dos semanas:
la primera del 9 al 16 de noviembre
la segunda del 16 al 23 de diciembre.
Son tantos sus compromisos de lucha que lo han llevado a tomar esta decision: solidaridad hacia varixs presxs en el mundo, sea en América latina que en los EEUU (Mumia Abu-Jamal en particular), sea en Europa que en otros continentes. Lo mismo, Marco quiere expresar su solidaridad y participacion al Simposio contra el aislamiento, que este año se tendra en UK.
En fin, nuestro compañero participa al dolor causado por las muertes -homicidios de Estado, no suicidios- en las carceles, ultima la muerte de Diana en Italia, el 31 de octubre.

Hay que corregir desayunos con ayunos, por supuesto. Seria interesante una reflexion sobre las diferencias y las conexiones entre ayuno y huelga de hambre. Marco practica el ayuno terapeutico, aun dentro de la carcel, y al mismo tiempo ha efectuado mas una docena de huelgas de hambre.
Pero aqui, en Europa, no todxs lxs presxs revolucionarixs consideran la huelga de hambre en la carcel como un método de lucha; esta es la llave que permite de seguir la segunda parte del comunicado de Marco.

De todas formas, nosotrxs que estamos afuera tenemos que apoyar con todo lo que podemos estas grandes expresiones de solidaridad y lucha que vienen de nuestrxs queridxs compañerxs presxs. Qué estas semanas de luchas y este fin de año sean verdaderamente explosivos!!!

Saluti ribelli
Culmine

Aqui las direcciones de Gabriel y Marco:

Gabriel Pombo Da Silva - (JVA Aachen) - Krefelderstrasse 251 - 52070 Aachen - Deutschland

Marco Camenisch - Postfach 3143 - 8105 Regensdorf - Suiza

Digiuni di solidarietà e lotta di Marco Camenisch

Digiuni di solidarietà e di lotta dal 9 al 16 novembre e dal 16 al 23 dicembre 2009

Visto che sono stanco di parole e stanco d’abbaiare al vento invece di agire nella carovana di guerra all’esistente fatto di guerra totale contro tutto e tutti/e, questa dichiarazione forse dovrà bastare anche per la prossima iniziativa anarchica collettiva ed internazionale di solidarietà che probabilmente attueremo nell’ultimo terzo del dicembre 2009.
Il 9 novembre, il combattente per la giustizia e libertà Mumia Abu-Jamal è da 28 anni nel braccio della morte nello Stato USA dell’impero coloniale, ed è attualmente più che mai minacciato d’assassinio di Stato.
Dal 16 al 23 novembre, proposta dal Cile per una settimana d’agitazione e di pressione internazionale solidale con i compagni, le compagne, le guerriere ed i guerrieri Mapuche sotto sequestro dello Stato cileno.
Solidarietà e per l’asilo politico in Argentina dei compagni Freddy e Marcelo.
In ricordo al compagno e fratello guerriero Mauri caduto in combattimento nello Stato di Cile, alla compagna e sorella guerriera Zoe caduta nello Stato di Francia, a Edo e Sole e Diana assassinate nel carcere dallo Stato italiano, a tutte le guerriere e a tutti i guerrieri in tutto il mondo cadute nella lotta per un futuro di libertà e giustizia dell’umanità, dei popoli, del mondo e delle specie.
Solidarietà con tutte e tutti che, come in Grecia, in Cile, in Messico e dappertutto nel mondo, con cammini e modi diversi, fuori e dentro le galere AGISCONO nell’autentica lotta per un cambio radicale e rivoluzionario dell’esistente distruttivo fatto di guerra totale, d’oppressione e di sfruttamento.
Il digiuno, dalla galera, significa possibilità e volontà solidale, individuale e collettiva di agire, R/esistere, rafforzare e partecipare alla lotta, unire le nostre voci da dentro alle vostre fuori.
I digiuni limitati di lotta in determinati contesti da dentro, significano rafforzare i nostri corpi e spiriti. Per meglio continuare ad essere guerriere e guerrieri, rafforzandoci con una tregua di purificazione dalle tossicità dei cibi, delle quotidiane vessazioni ed umiliazioni, dai lutti e dolori che ci propinano i nostri ed i vostri secondini.
Significa avvisare i secondini che in fondo non dipendiamo dai loro tossici “aiuti” di cibo, di “concessioni” per sopravvivere, di vessazioni ed umiliazioni che ci propinano giorno per giorno, mese per mese, anno per anno.
Significa avvisarli che, come non temevamo la morte dei nostri corpi lottando, tuttora e ancora meno temiamo una morte lottando, che in fondo e nel caso estremo abbiamo mantenuto la determinazione di decidere noi, e non loro, come e quando vivere e morire: lottando!
Con amore e rabbia, non per ultimo a te compagno Diego☺!

marco camenisch,
lager d’annientamento “democratico” Pöschwies, Regensdorf, Svizzera,
1 novembre 2009.

Ayunos de solidaridad de Marco Camenisch

Ayunos de solidaridad y de lucha del 9 al 16 de noviembre y del 16 al 23 de diciembre del 2009

Siendo harto de palabras, y de ladrar a la luna en la caravana de guerra contra el existente de guerra total contra todo y todxs, esta declaración quizás debe alcanzar también por la próxima iniciativa anárquica de solidaridad colectiva internacional que probablemente conducimos en la tercera parte de diciembre 2009.
El 9 de noviembre, el guerrero por justicia y libertad Mumia Abu-Jamal es desde hace 28 años que está en el brazo de la muerte del estado colonial EEUU del Imperio, y más que nunca está amenazado de ser asesinado por el estado.
Del 16 al 23 de noviembre, la propuesta de Chile por una semana de agitación y presión en solidaridad con lxs compás y lxs guerrerxs Mapuche en cárcel en Chile.
Solidaridad y por el asilo político en Argentina por Freddy y Marcelo.
En memoria del compa, hermano y guerrero Mauri caído en combate en Chile, y de la compa, hermana y guerrera Zoe, caída en Francia, de Edo y Sole y Diana, asesinadxs en las cárceles de Italia, a todxas lxs guerrerxs de todo el mundo caídxs luchando por un futuro en libertad y justicia por el mundo, la humanidad, los pueblos, y todas las especies.
Solidaridad con todxs en Grecia, Chile, México y en todo el mundo que ACTUAN con diversos caminos y modos dentro y afuera por una lucha auténtica por un cambio radical del existente destructivo hecho de guerra, opresión y explotación.
Ayunar en la cárcel quiere decir posibilidad y voluntad solidaria de actuar, resistir/existir, reforzar la lucha, participar, unir nuestras voces a las vuestras afuera.
Ayunos limitados en determinados contextos como períodos de lucha adentro, quieren decir reforzar nuestros cuerpos y animas. Por continuar mejor a ser guerrerxs, limpiando nuestro cuerpo y anima de comidas tóxicas, vejaciones, humillaciones, lutos y penas que nos propinan cotidianamente nuestros y vuestros guardias.
Quiere decir que en fondo no dependemos de las tóxicas “ayudas“ en comida, en „concesiones“ por sobrevivir, en vejaciones y humillaciones que nos propinan día por día, semana por semana, año por año.
Quiere decir recordarlos que no temíamos la muerte en lucha de nuestro cuerpo, que todavía y aun menos tememos una muerte en lucha, que en fondo y en el extremo hemos conservado la determinación para decidir nosotrxs mismxs de como y cuando vivir y morir, luchando!
Con amor y rabia, no por ultimo para ti compa Diego ☺!

marco camenisch,
campo de aniquilamiento “democrático” Pöschwies, Regensdorf, Suiza,
primero de noviembre de 2009.

mercoledì 4 novembre 2009

Rivendicazione dell'attentato all'Hotel Marriott di Santiago del Cile

fonte: Fondazione Roscigna, 04.11.09

E' stato avvertito. E, prima di noi, altri compagni avevano fatto lo stesso avvertimento. La tranquillità del mondo che dà vita a difensori e amministratori di quest'ordine di fame e di schiavitù è finita.
Alle 13.45 di ieri 3 novembre un nutrito gruppo di compagni s'è burlato di tutti i sistemi di vigilanza e di controllo montati sul ghetto oriente degli sfruttatori della città di Santiago, per far detonare una potente carica esplosiva diretta a scoppiare nella hall principale dell'Hotel Marriott, sito in avenida Kennedy, comune di Las Condes, oltrepassando tutti gli stretti margini dei mezzi di disinformazione che nelle loro pagine hanno cercato di minimizzare il fatto in maniera ridicola.
Come segno di una umanità che gli sfruttatori non conoscono e delle quale veramente non meritano, abbiamo avvisato telefonicamente la reception 15 minuti prima dell'esplosione; soprattutto perché i lavoratori ingovernabili (se ve ne sono in quel luogo) potessero uscire fuori e rallegrarsi alla vista dell'Hotel Marriott mentre esplodeva (ai lavoratori complici abbiamo lasciato un avviso nel caso vogliano collaborare con la polizia). Se la reception ha obbedito agli ordini di non far perder minuti di lavoro sgomberando l'edificio ed ha inviato le guardie al servizio del padrone a morire per le loro briciole salariali, di questo i padroni dell'edificio sono gli unici responsabili.
Specifichiamo che quest'azione non è diretta a danneggiare o pregiudicare qualsiasi persona; siamo coscienti di chi stiamo attaccando. Attacchiamo direttamente le persone responsabili del sostenimento di quest'ordine putrefatto che si nutre del furto ai danni dei lavoratori per mezzo delle AFPs (fondi pensione - ndt), con lo sfruttamento lavorativo che utilizza il terrorismo padronale per convertire il lavoro in una domanda sociale che solo riproduce questa società schiavista, con la reclusione di persone in quartieri costruiti come carceri, i quali a loro volta riproducono la violenza capitalista promossa dagli sfruttatori, con l'esistenza di un sistema sanitario mercificato ed escludente che mantiene nell'incertezza la vita di milioni di persone, con il mantenimento di un sistema educativo che ha deviato e deformato la lotta assembleare portata avanti dagli studenti medi. Attacchiamo i privilegiati che sostengono a loro piacimento questa società sfruttatrice a base di sangue, morti, miseria e terrore permanente.
Insomma, non stiamo facendo altro che attaccare i veri terroristi, i padroni di questo mondo, i quali iniziano a sentire le conseguenze di questa guerra sociale stabilita da essi.
Lo reiteriamo: questo è un attacco cosciente, è un atto carico di contenuto libertario, è un atto di guerra, è un atto di espressione antiautoritaria pianificata ed eseguita con tutta la creatività di menti che cercano di esser libere. In questo percorso abbiamo optato per l'autonomia che ci permette di essere imprevedibili e di scegliere i nostri obiettivi secondo le nostre percezioni ed analisi. L'azione che abbiamo da poco effettuato ne è un esempio, un esempio della spontaneità che ci permette l'opzione citata e che ci permette anche di continuare con il nostro agire burlandoci costantemente degli apparati repressivi e di controllo di questo Stato terrorista.
Lo Stato non ha un'esistenza mitica né epica, nemmeno è frutto del consenso sociale, bensì è nato come apparato di potere assoluto rimpiazzando quello delle monarchie. Semplice teoria politica di base. Di quella politica il cui epicentro è l'Europa classica, genocida e xenofoba, quella che è esportata sotto diverse etichette a seconda del gusto dei consumatori bisognosi di formule, generalmente incarnate nelle figure dei suoi esponenti, che si vedono e si sentono (coscientemente o meno) chiamati ad illuminare con la "luce" del "vecchio mondo" questa morte sociale e schiavista. In questo mondo siamo nati. In questo mondo si sostiene la figura dello Stato, la ragion d'essere di tutti gli Stati. Sotto questi Stati siamo cresciuti. Ma noi li rinneghiamo. Rinneghiamo e rinunciamo al loro potere su di noi. Rinunciamo alla nazionalità imposta, dichiarandoci Apolidi. La guerra già è stata dichiarata. L'esistenza degli Stati l'ha dichiarata.
Comprendiamo che l'esistenza dei dominatori all'interno di una società, borghesi o burocrati che siano, ha una relazione diretta con l'esistenza dello Stato. Sono essi che lo costituiscono, lo riproducono e lo rafforzano, potenziando e estendendo le relazioni sociali basate sull'autoritarismo e sul dominio su milioni di persone. Sono essi quelli che si credono "illuminati", quelli che si vedono favoriti dall'esistenza dello Stato. Quale esempio concreto possiamo menzionare quel che sta accadendo oggi nel Territorio Mapuche: una brutale repressione o persecuzione da parte dello Stato cileno contro i weichafes (guerrieri) con l'unico scopo di difendere gli interessi dei citati dominatori.
Attacco. Questa è la massima scelta da un notevole numero di organizzazioni in questa guerra sociale. Attacchiamo gli spazi fisici in cui si svolge la quotidianità degli sfruttatori. Attacchiamo i centri di pianificazione dell'occupazione economica e militare dei territori in cui abitiamo. Attacchiamo la simulata perfezione del violento mondo che rappresentano.
Questi esseri noi attacchiamo con la nostra azione, gli sfruttatori che mantengono vivo questo Stato terrorista; questo gendarme che difende i borghesi e i burocrati che, tuttavia, oggi non è riuscito a proteggere.
Oggi abbiamo bombardato quest'edificio, domani saranno altri.
Gli attacchi di questo tipo continueranno, si incrementeranno e si acuiranno... attenzione.
VIVA LA LOTTA INSURREZIONALE DEL POPOLO MAPUCHE PER LA SUA AUTONOMIA!
PER L'ESPLOSIONE DI QUESTO MONDO: ATTACCHI PIANIFICATI E DIRETTI AI CENTRI DEI DOMINATORI!
CHE PROLIFERINO I GRUPPI INFORMALI D'AZIONE ANTIAUTORITARIA!

Banda Dinamitera Efraín Plaza Olmedo
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Efraín Plaza Olmedo

nota biografica da Liberación Total

Efraín Plaza Olmedo: falegname e anarchico, leggeva scrittori come Max Stirner e gli piaceva scrivere, autore del testo “Cercati un revolver”. Credeva nell'azione individuale come forma di combattimento nella lotta contro il capitale e lo sfruttamento. Credeva anche che si dovesse esser armati in ogni momento, è per questo che nel 1909, a 23 anni, si comprò un revolver. Nell'inverno del 1912, Efraín si recò nel centro di Santiago del Cile con l'evidente intenzione di ammazzare qualche borghese. Sparò contro due rappresentanti della la classe alta, ammazzandoli. Poi cerò di darsi alla fuga, ma fu fermato dai cittadini che cercarono di linciarlo, mentre lui gridava: “Ho la soddisfazione di aver vendicato gli oppressi”.
Durante l'interrogatorio affermò che “egli pensava che solo con mezzi violenti poteva cercare di rimuovere l'attuale stato di cose”. Inoltre aggiungerà che il revolver l'aveva comprato “per dare la morte al Presidente Pedro Montt e ad alcuni capi militari responsabili della mattanza della Escuela Santa María”. Pedro Montt, che era stato presidente del Cile, era il responsabile diretto di quella mattanza, ma da diverso tempo se n'era andato in Europa, per cui Efraín non poté ammazzarlo.
Dopo la sua azione, la stampa e l'opinione pubblica si addentrarono nel sempre attuale dibattito sulla violenza. Alcuni anarchici, per mezzo del periodico “La Batalla”, diranno: “Fratello! Gli idioti ti chiamano assassino e noi ti chiamiamo giustiziere”. Invece i pompieri della rivolta, quelli che sempre cercano di smarcarsi parlando delle condizioni, lo catalogarono come un deviato mentale, dicendo che il suo modo d'agire rappresentava un individuo con una estrema sensibilità verso gli abusi del potere.
Durante il processo il procuratore, chiedendo al giudice di condannarlo, afferma che:
“L'imputato reo Plaza Olmedo mantiene la sua dichiarazione in cui confessa di essere l'autore del duplice crimine (...) che uscì di casa con il revolver in tasca deciso ad ammazzare un borghese (...) che dopo la mattanza degli operai di Iquique, avvenuta tempo prima, aumentò la sua indignazione la catastrofe nella miniera ‘El Teniente’ e per questo decise di attaccare la borghesia per vendicare la classe operaia. Insiste nel fatto che il crimine è stato commesso con tutta la premeditazione e ripete che le sue idee sono anarchiche”.
Verso la metà del maggio 1913, Efraín riceve una condanna a 20 anni di carcere, oltre delle pene accessorie per ognuno degli omicidi, con l'attenuante della irreprensibile condotta anteriore, che gli ha impedito la condanna a morte.
Una volta in carcere, Plaza Olmedo continuerà con le sue azioni di protesta. Una serie di comunicati inviati ai suoi compagni de “La Batalla”, informavano che il direttore lo costringere ad assistere alla messa della domenica dopo averlo fatto ammanettare e picchiare dai gendarmi. Ciò nonostante egli non lasciava che il prete pronunciasse una sola parola, insultando sia lui, che i gendarmi e il giudice. Di ritorno in cella, continuava con gli improperi contro il sacerdote ed il giudice, per cui cercavano di ammanettarlo mani e piedi, ma lui resistiva colpendo a sua volta i carcerieri.
I suoi costanti disordini sfoceranno in innumerevoli conflitti. Cercò di propagandare il suo ideale anche tra gli altri reclusi. Gli scioperi della fame e le sommosse si moltiplicarono, così come i reclami di fronte alle autorità della Penitenciaría de Santiago. Per questo venne punito con una reclusione solitaria e senza diritto a colloqui per 4 anni. In seguito fu trasferito alla Penitenciaría de Talca, per spezzare i legami con i suoi compagni. Ma l'appoggio ad Efraín da parte della stampa anarchica e da individualità aumentò.
Il movimento militare dei giovani ufficiali dell'esercito, con la sua svolta a sinistra del gennaio 1925, nel tentativo di guadagnare simpatie operaie, dichiara l'indulto per Efraín. La prima domenica di marzo 1925, esce dalla Penitenciaría de Talca all'età di 39 anni, con 13 anni di prigionia politica e 56 mesi d'isolamento totale alle spalle. Al giornale Acción Directa dirà: “Il carcere non mi ha afflitto, compagni! Io ho sempre vissuto al margine del dolore nel carcere”. Da allora parteciperà attivamente alle mobilitazioni degli inquilini di Santiago, per un ribasso degli affitti e per il miglioramento delle condizioni di vita dei settori popolari urbani.
Il 27 aprile 1925 un corpo viene rinvenuto ai margini della strada per Conchalí, vicino ad un canale e sotto un robusto salice. Era Efraín Plaza Olmedo. La stampa anarchica affermerà: “Suicidio o assassinio? Non ci interessa. Ad ogni modo additiamo il capitalismo, additiamo lo Stato, come i grandi responsabili della morte di quest'uomo che con la sua parola ripiena di bontà e d'amore e con la sua azione rivoluzionaria ha fatto vacillare i loro interessi bastardi”.

domenica 1 novembre 2009

La ofensiva no olvida... - Gabriel Pombo Da Silva

Tras la lectura del libro recientemente editado (en Chile): "Mauri... la ofensiva no te olvida"1 me quedé ensimismado reflexionando sobre las ideas-sentimientos-existencia de este compañero caido en combate el 22 de Mayo, asi como quienes lo conocieron personalmente.
Las supuestas "contradicciones" que emanan de su pensamiento y existencia no son más que consecuencia y reflejo de su evolución personal, de su hambre e interés por adquirir conocimientos (y respuestas) que le han servido para interpretarse asi mismo y su entorno (político-social-filosofico-historico) y dotarse de herramientas teóricas con las que combatir el sistema de la dominación y la sociedad espectacular...
Viendo su antiguo Comix donde su "Acratín" lee a Bakunin, Kropotkin, Malatesta, Proudhon y Reclus intenta explicarnos "algo" sobre Anarquía... citando E. Reclus escribe: "Anarquía no es desorden sino, por el contrario, la más alta expresión del orden"...
Supongo que esta es su fase (o periodo) de creencia en el colectivismo y el comunismo-libertario... más adelante entra en contacto con las ideas de Ted Kaczynsky, Max Stirner, Severino... etc, etc... y se define como "individualista"...
En suma, descubrimos (y desciframos) un "espiritu" inquieto en permanente búsqueda... una mente "ecléctica" en el sentido positivo del termino, es decir: riqueza interior que, por fuerza, desemboca en una heterodoxia difícil de adjetivizar...
Este proceso de maduración es reflejado en su discurrir vital; en las letras de sus canciones, en sus cartas, en los esbozos de sus textos, sus conversaciones y, como no, en el resto de su vida...
Posiblemente no llegó a conocer el pensamiento de Ricardo Mella (un anarquista Gallego que la "Iglesia Ortodoxa Anarquista" denomina como un "individualista" pero que él prefería decir "un anarquista sin adjetivos") pero estoy seguro que le hubiese gustado, sobre todo, porque de éste anarquista sin adjetivos viene la frase aquella de: "a las ostras no se las puede convencer hablando"...
No somos pocxs lxs anarquistas que pensamos que el ejemplo de lo que queremos y deseamos empieza en nosotrxs mismxs... que el único vínculo no mistificado se llama "afinidad" y que la organización informal es la mejor forma de potenciarnos/desarrollarnos como individualidades (y por extensión colectivamente) libres e igualitarios. Porque precisamente de esto se trata; de libertad e igualdad, de horizontalidad y solidaridad.
La "democracia" nos "permite" ser "libres" (libres consumidores, libres votantes, libres en sus valores) pero no iguales y las nomenclaturas nos permiten ser "iguales" (iguales en pobreza, iguales en obligaciones, iguales... ) pero sin libertad... ¿O era al contrario? ¿O es lo mismo?... En ambos casos (dictadura capitalista o capitalismo de estado) sus Sistemas son la delegación de responsabilidades y el autoritarismo que organizan la sociedad de arriba hacia abajo...
La rebelión (como la revolución) no pide permiso a nadie es una elección consciente que se ejerce cuando lo existente que nos oprime de tantos modos y manera nos asquea hasta la nausea... y mucho menos "respeta" leyes y leguleyos que están hechas para favorecer a quienes pueden pagarla.
Hablar sobre rebelión (como la revolución) lleva implícito la represión... cuando se habla sobre la represión como si se tratase un "suceso" en cierto modo estamos considerando la rebelión y la resistencia como si fuese algo erroneo o accidental, o lo que es peor: una "tara"...
Este empeño y cometido (el de la libertad/igualdad) es el que guía nuestros pasos y fecunda nuestra imaginación, atraviesa Oceanos y Continentes...
Tiene razón el compañero Axel Osorio2 cuando escribe: "Cualquier artefacto puede ser desactivado, nuestra voluntad nunca. Los cables que encienden nuestro odio, nuestra acción, nuestro amor hacia la libertad, ese conducto jamás podrán cortarlo, no hay reforma ni corrección en nuestro desprecio al poder."
Ciertamente si de algo tienen miedo lxs opresores no son de nuestros artefactos caseros (al fin y al cabo en este terreno nos sobrepasan) sino de las ideas que nos determinan a romper el "status quo", del amor que nos empuja a superar todo obstaculo y peligro y nos vuelve temerarixs... Miedo de que los miedos que nos venden dejen de ser efectivos y reales y comiencen nuestras ideas y acciones a deconstruir su Sistema de mierda...
En fin... son muchas las ideas-reflexiones y sentimientos que he tenido a lo largo de la lectura de este libro en recuerdo a Mauri...
Pero... quisiera contribuir recordando a Mauri con unas jornadas de lucha internacional en la medida de nuestras posibilidades... sin olvidar la situación en que se encuentran los compañeros Chilenos en Argentina...
Como presxs solo disponemos de nuestro cuerpo como arma... en este sentido una huelga de hambre simbólica (del 20 de Diciembre al 1 de Enero) es la única posibilidad (dada la dispersión geografica/carcelaria) que encuentro factible entre compañerxs antiautoritarixs...
Lxs compañerxs que deseen sumarse a esta huelga de hambre (en las fechas indicadas anteriormente) para honrar la Memoria de Mauri y Zoe y todxs lxs luchadorxs sociales caidxs en combate pueden escribir a lxs compañerxs de Culmine -culmine@riseup.net- y estxs se encargaran de publicar/coordinar las adhesiones, comunicados, etc.
Esperemos que la ofensiva contra el Estado-Capital (y sus esbirros) sea contagiosa y virulenta...
Por mi partre abrazo a lxs compañerxs encarcelados en Alessandria (y resto de Italia), en Argentina, en Chile, en Grecia y el resto del mundo... A Marco Camenisch en Suiza (deseando que aunemos esfuerzos entre todxs para que lo suelten ya...) ... y por supuesto a las individualidades y grupos afines que tanta ternura y solidaridad nos traen con su inquebrantable presencia.

Por la Anarquía!
Gabriel
Centro de exterminio Aachen - 25.10.09

1 - Gabriel tuvo acceso a una pre-edicion del libro “Mauri…la ofensiva no te olvida”, el cual recopila escritos, dibujos y experiencias de él y sus compas. Este libro saldrá a la calle en chile para la semana internacional de solidaridad y agitación con lxs secuestradxs por el estado chileno del 16 al 23 de noviembre.
2 - El compa Axel no escribió esa frase en particular, fueron compañerxs anonimxs que expresaron sus palabras en un capitulo del libro.

L'offensiva non dimentica... - Gabriel Pombo Da Silva

Dopo aver letto il libro recentemente pubblicato in Cile: "Mauri... l'offensiva non ti dimentica"1 sono rimasto rapito dalle idee-sentimento-esistenza di questo compagno caduto in combattimento il 22 maggio, così come quelli che l'hanno conosciuto personalmente.
Le presunte "contraddizioni" che emergono dal suo pensiero e dalla sua esistenza non son altro che conseguenza e riflesso della sua personale evoluzione, della sua fame e del suo interesse nell'acquisire conoscenze (e risposte) che gli sono servite per interpretare se stesso e il suo ambiente (politico-sociale-filosofico-storico) e per dotarsi di strumenti teorici con i quali combattere il sistema del dominio e della società spettacolare...
Vedendo il suo vecchio fumetto in cui il suo "Acratín" legge Bakunin, Kropotkin, Malatesta, Proudhon e Reclus egli cerca di spiegarci "qualcosa" sull'Anarchia... citando E. Reclus scrive: "Anarchia non è disordine ma, anzi, la più alta espressione dell'ordine"...
Immagino che questa sia stata la sua fase (o periodo) di fede nel collettivismo e nel comunismo libertario... in seguito entra in contatto con le idee di Ted Kaczynsky, Max Stirner, Severino... ecc, ecc... e si definisce "individualista"...
Insomma, scopriamo (e decifriamo) uno "spirito" inquieto alla ricerca permanente... una mente "eclettica" nel senso positivo del termine, ovvero: ricchezza interiore che, per forza, sbocca in una eterodossia difficile da aggettivare...
Questo processo di maturazione si riflette nel suo trascorso vitale: nelle parole delle sue canzoni, nelle lettere, nelle tracce dei suoi testi, nelle conversazioni e, come no, nel resto della sua vita...
Probabilmente non è riuscito a conoscere il pensiero di Ricardo Mella (un anarchico galiziano che la "Chiesa Ortodossa Anarchica" qualifica come "individualista", mentre lui preferiva definirsi "anarchico senza aggettivi"), ma son certo che gli sarebbe piaciuto, soprattutto perché è di quest'anarchico senza aggettivi la frase: "le ostriche non possono esser convinte parlando"...
Non siamo pochi noi anarchici a pensare che l'esempio di quel che vogliamo e desideriamo inizia da noi stessi... che l'unico vincolo non mistificato si chiama "affinità" e che l'organizzazione informale è la miglior forma di potenziarci/svilupparci come individualità (e quindi anche come collettività) libere ed egualitarie. Perché si tratta proprio di questo: di libertà e di uguaglianza, di orizzontalità e di solidarietà.
La "democrazia" ci "permette" d'esser "liberi" (liberi consumatori, liberi votanti, liberi nei suoi valori), ma non uguali; mentre le nomenclature ci permettono d'esser "uguali" (uguali nella povertà, uguali nei doveri, uguali... ), ma senza libertà... O era il contrario? O è la stessa cosa?... In entrambi i casi (dittatura capitalista o capitalismo di Stato) i loro Sistemi sono la delega delle responsabilità e l'autoritarismo che organizza la società dall'alto verso il basso...
La ribellione (come la rivoluzione) non chiede permesso a nessuno, è una scelta cosciente che si esercita quando l'esistente che ci opprime in tanti modi ci fa schifo fino alla nausea... e tanto meno "rispetta" le leggi, e i i suoi legulei, che sono emanate per favorire quelli che possono pagarle.
Parlare di ribellione (come di rivoluzione) implicitamente porta a parlare di repressione... quando si parla di repressione come si trattasse di un "fatto" in una certa maniera è come se stessimo considerando la ribellione e la resistenza come qualcosa di sbagliato o incidentale o, peggio ancora, una "tara"...
Questo impegno e questo compromesso (della libertà/uguaglianza) sono quelli che guidano i nostri passi e fecondano la nostra immaginazione, attraversando Oceani e Continenti...
Ha ragione il compagno Axel Osorio2 quando scrive: "Qualsiasi ordigno può essere disattivato, la nostra volontà mai. I cavi che accendono il nostro odio, la nostra azione, il nostro amore per la libertà, questo canale non potranno mai bloccarlo, non ci sono riforme o correzioni nei confronti del nostro disprezzo verso il potere."
Certo, se di qualcosa hanno paura gli oppressori non sono i nostri ordigni artigianali (alla fin fine su questo campo ci superano), ma delle idee che ci determinano a rompere lo status quo, dell'amore che ci spinge a superare ogni ostacolo e pericolo e ci trasforma in temerari... Paura che le paure che ci vendono smettano di essere efficaci e reali e che le nostre idee ed azioni inizino a de-costruire il loro Sistema di merda...
Infine... sono tante le idee-riflessioni e sentimenti che son scaturiti fuori mentre leggevo questo libro in ricordo di Mauri...
Ma... vorrei contribuire ricordando Mauri con delle giornate di lotta internazionale a misura delle nostre possibilità... senza dimenticare la situazione in cui si trovano i compagni cileni in Argentina...
Come prigionieri abbiamo a disposizione solo il nostro corpo come arma... in tal senso uno sciopero della fame simbolico (dal 20 dicembre al 1 gennaio) è l'unica possibilità (vista la dispersione geografica/carceraria) che trovo fattibile tra compagni antiautoritari...
I compagni e le compagne che vogliono aderire a questo sciopero della fame (nelle date precedentemente indicate) per onorare la Memoria di Mauri e di Zoe e tutti i lottatori sociali caduti in combattimento possono scrivere ai compagni di Culmine - culmine@riseup.net- e questi si incaricheranno di pubblicare/coordinare le adesioni, i comunicati, ecc.
Speriamo che l'offensiva contro lo Stato-Capitale (e i suoi sbirri) sia contagiosa e virulenta...
Da parte mia abbraccio i compagni imprigionati ad Alessandria (e nel resto d'Italia), in Argentina, in Cile, in Grecia e nel resto del mondo... abbraccio Marco Camenisch in Svizzera (auspicando che si riuniscano le forze tra tutti noi in modo che lo liberino immediatamente...) ... e naturalmente abbraccio tutte le individualità e gruppi affini che tanta tenerezza e solidarietà ci danno con la loro indistruttibile presenza.

Per l'Anarchia!
Gabriel
Centro di sterminio Aachen - 25.10.09

1 - Gabriel ha avuto accesso ad una bozza del libro “Mauri…l'offensiva non ti dimentica”, che raccoglie scritti, disegni ed esperienze sue e dei suoi compagni. Questo libro uscirà in Cile durante la settimana internazionale di solidarietà e di agitazione con i sequestrati dallo stato cileno, dal 16 al 23 novembre.
2 - Il compagno Axel non ha scritto questa frase in particolare, sono stati degli anonimi compagni ad esprimere le sue parole in un capitolo del libro.