sabato 21 novembre 2009

Lettera di Axel Osorio sulla mobilitazione di fine anno

Compagne/i,
in merito alla proposta avanzata dal compagno Gabriel Pombo Da Silva sulla realizzazione di uno sciopero della fame ed alla convocazione di una settimana internazionale di agitazione e di pressione solidale per i sequestrati dallo Stato cileno, personalmente ed in maniera onesta, devo mostrare la mia particolare e complessa situazione che sto vivendo e che mi costa molto esporre per i sentimenti che s'intrecciano, tra i quali quel che io intendo per lealtà e per appartenenza ideologica che è un compromesso permanente con l'azione e gli sforzi che ultimamente ho effettuato per giungere alla mia liberazione nel più breve tempo possibile.
Spiego punto per punto:
Associarmi allo sciopero della fame, prendendo in considerazione la prossimità della fine del periodo che ho per ottenere i benefici penitenziari (permesso week-end) significherebbe gettare alle ortiche quella che è stata la costante ricerca e degna del mio modo di vedere la "strada".
Vediamo: la condanna imposta dallo Stato è di 3 anni, e seguendo le sue stesse regole io potrei accedere ai benefici penitenziari a partire dal momento in cui ho scontato la metà della condanna, ovvero 18 mesi di carcerazione (mentre sono qui già da 22 mesi), non senza ottemperare ad altri requisiti che hanno a che vedere da un lato con le politiche di reinserimento sociale stabilite dai carcerieri e dall'altra dal mantenimento di una condotta conforme alle loro assurde ambizioni. Quindi, il mio istintivo rifiuto ad accettare le loro condizioni in questo carcere (il che si ripercuote nella valutazione positiva di cui avevo bisogno), mi ha condotto a cercare una via con i miei mezzi per giungere a questi fini. Né più né meno mi son proposto come ritrattista di madri, nonni, nipoti e figli di detenuti di quest'ambiente. Son già cinque mesi che ho una "condotta molto buona" (ne ho bisogno di sei) e credo di essere nel giusto cammino.
Dichiarare uno sciopero sarebbe, pertanto, controproducente. Significherebbe la perdita di quest'ipocrita atteggiamento che ho mantenuto per ottenere la mia liberazione da queste sbarre.
Ciò nonostante, sono conscio che queste "illusioni" o "speranze" son solo strumenti per i miei fini, così come -paradossalmente- sto "sperando" e "illudendo" il mio futuro ad un potere che desidero distruggere.
Incongruenza ed incoerenza da parte mia, è probabile nel senso che se partecipo al loro meccanismo non faccio altro che rafforzare l'essenza del potere, legittimandone la "pietà". Ma, insisto, sono strumenti per i miei fini e la decisione delle mie convenienze è il frutto della mia autodeterminazione. Non mi sottrarrò dalla possibilità di convertire quest'opportunità, usata da tutti i prigionieri, per evitare mesi di reclusione.
Parallelamente, concordo con le analisi della convocazione per quel che riguarda la premura di moltiplicare le azioni sia dentro che fuori dalle carceri. Tuttavia credo che, restringere o ancor più circoscrivere le agitazioni solo ai compagni sequestrati dal capitale, sia una mancanza di comprensione del fatto che le nostre particolari circostanze sono avvolte o globalizzate in un contesto più vasto, che significa coabitare quotidianamente con i più abbandonati ed attaccati dalla tormenta di calunnie e di canagliate dei mass-media del sistema.
La lotta anticarceraria è un lento processo e mi risulta che sono in tanti ad esser interessati alla realizzazione di azioni e strategie tendenti a dinamizzare il collasso di questi monumenti al disprezzo umano (Mauricio Morales e Diego Ríos ne sono chiari esempi).
Per lo stesso motivo sono d'accordo con i desideri e gli obiettivi dei convocanti, sia nel riconoscere che la lotta non ha date né soste, che nello spezzare la passività, il silenzio e l'isolamento quale urgente bisogno antisociale di fronte alla molesta negligenza di troppi disinteressati.
Compagni: non mi piace sentirmi un mero osservatore di queste lotte, perché la mia complicità va molto oltre la loquacità che eventualmente potrei comunicare. Tuttavia vi sollecito, per ora, la comprensione nel sottrarmi a questo sciopero convocato da Gabriel proprio in solidarietà a noi che siamo prigionieri dello Stato e del capitale.
Rispetto agli obiettivi che in particolare sostengono la fine della segregazione di noi che condividiamo un'affinità ideologica e fare di noi una ferma fonte di sforzi, devo prospettarvi la convenienza di cercare di sintonizzare le priorità e le azioni al fine di evitare il sospetto dei carcerieri. Non vi sono dubbi che se facciamo bene le cose, otterremo queste mete.
Contro il carcere e il capitale: Lotta antisociale!!!
Axel Osorio.
C.A.S. Santiago.

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