venerdì 1 gennaio 2010

Lettera di Pablo e Matías in merito allo sciopero della fame ed alla loro situazione carceraria

Compagne e compagni, con impotenza e rabbia abbiamo appreso gli ultimi avvenimenti... le perquisizioni dei C.S.O. e delle case occupate e l'espulsione dei compagni dall'Argentina... nel puro stile panem et circenses. Il tutto aumenta il nostro convincimento e siamo certi che fuori da voi è lo stesso. FORZA!
In merito alla nostra ultima lettera, avvertiamo il bisogno profondo di rivendicarci. L'inesperienza ha giocato contro di noi... anche quando questa possa essere perfettamente una "fonte di creazione sperimentatrice".
Riconosciamo, sinceramente, che abbiamo avuto una posizione estatica in questa reclusione, specie riguardo all'appello solidale proposto dal compagno Gabriel Pombo Da Silva. Sappiamo/pensiamo, con un po' di vergogna, che è dovuto all'asfissia carceraria e, perché no, all'efficacia provocata dalla reclusione in questo centro di sterminio.
Qui la monotonia e la detenzione hanno colpito in qualche maniera l'immaginazione e la creatività nel ricercare forme per restituire impulsi che tanto ci hanno sollevato il morale. Ci manca quel tipo di reciprocità che produce una crescita permanente. Certo, per nessun motivo abbiamo smesso di crescere, ma in qualche maniera ne ha risentito la creatività per affrontare il capitale in modo efficace, sebbene siamo certi che è questa maledetta reclusione che ci tiene legati.
Ma gli errori, ne siamo convinti, non servono per lamentarsi né per assumere una posizione da "feriti", ma per apprendere e capire sempre più quelli che affrontiamo, intendendo ognuno dei tentacoli e dei veleni diffusi dal capitale, dal dominio, dall'autorità e dal potere. Crediamo nell'autocritica esaustiva e costruttiva, per trarre conclusioni certe che servano da strumenti per l'azione rivendicatrice.
Così, in merito ad uno degli obiettivi di questa lettera, appoggiamo la proposta di Gabriel, ci uniamo secondo quando deciso tra di noi, Matías e Pablo, all'azione solidale dal 20 dicembre al 1 di gennaio. La nostra azione consisterà in un digiuno.
Quest'azione soddisfa le nostre aspettative di solidarietà contro tutto il seguito di repressione acuta contro i lottatori sociali ed i nostri compagni prigionieri.
Utilizzando questo stesso mezzo, approfittiamo per descrivere le condizioni alle quali siamo sottoposti in questa detenzione, non solo per noi ma per tutti i sequestrati in questo tipo di luoghi.
Per via dell'intenso calore, da alcuni giorni, sebbene non ancora siamo entrati "ufficialmente" in estate, le alte temperatura divengono insopportabili dentro le celle, dopo il calore che si accumula durante il giorno.
Ad ogni modo è comprensibile il calore prodotto dall'attuale forma di vita umana... Adesso, il problema diretto di tali situazioni, è che questi carcerieri, salvaguardando interessi privati e statali, hanno iniziato a razionare il consumo d'acqua. Alcuni giorni tagliano la somministrazione dalle 19 fino alle 24, o all'1 di notte. E' evidente il motivo: risparmio economico. Privandoci di bere acqua, perché i tagli non vengono annunciati, o di farci la doccia per poter mitigare il calore o l'uso del bagno per il richiamo della natura.
Inoltre, questa situazione di calore ha provocato l'aumento della presenza di alcuni insetti... simili a pidocchi, che qui vengono chiamati chinches... il che dimostra il disinteresse e la mancanza di igiene tra i detenuti.
La risposta dei fottuti carcerieri? Nessuna.
La deficiente qualità della struttura di questa prigione (che non è così male se la si vede da un altro lato) è possibile vederla in ogni risvolto di questo luogo (immaginiamo che la situazione in altre carceri sia peggiore, perché questo mattatoio è sotto concessione).
Lo scarico è diviso tra il lavandino-doccia e il water. Il problema è che lo scarico del lavandino scorre nel cortile, in modo che quando andiamo all'aria, il cortile è inondato da quest'acqua, con l'ovvia possibilità di infettarsi per qualche malattia.
Oltre questa deficienza strutturale, l'acqua scorre vicino alla connessione elettrica... sono frequenti i blackout, con il rischio evidente (perché è già successo) di restare folgorati.
Con queste parole, a mo' di denuncia, non cerchiamo di mostrare la "disumana condizione di reclusione", in questo territorio. Parlare di "carcere disumano" è ridondante. Nemmeno lo facciamo con un intento vittimistico, ma solo per far conoscere una realtà relativamente estranea, sconosciuta in alcuni casi, per contribuire con la nostra esperienza al dibattito anticarcerario.
La reclusione, l'isolamento, le proibizioni e la punizione, sono allucinanti.
Il carcere è un fatto che beneficia solo la classe dominante, al fine di perpetuare l'attuale ordine delle cose, con la detenzione di chi trasgredisce la norma.
Ringraziamo profondamente i gesti di appoggio e di affetto, noi ci sforzeremo perché prevalga la reciprocità e vogliamo che sappiate che apprezziamo infinitamente le azioni di tutti per le strade, comprendendo i pericoli ai quali vi esponete e le energie che sprecate cari amici, compagni e familiari, in quel carcere più grande che è la società.
Forza, affetto e molto amore per i compagni recentemente tratti dall'altro lato della cordigliera e ovviamente a quelli che fanno della solidarietà un fatto.
Forza compagni!!!
Sperando di superare il circolo dei convinti, per avvivare la fiamma della gioiosa ribellione in qualche altra individualità inquieta.

Solo la lotta ci rende liberi!!!
Solo la paura è una sconfitta!!!

Con il petto gonfio d'ira ed amore,
*Matías Castro* e *Pablo Carvajal*

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