giovedì 21 gennaio 2010

Sull'informalità


testo di Gabriel Pombo Da Silva tradotto da Culmine


Vivere le pratiche insurrezionali od organizzarsi informalmente, insomma, si tratta di stimolare gli individui a recuperare il controllo (senza delegati o esperti) sulla propria vita nel "privato" (personale) e nel "sociale", come spazio che determina modelli di vita/aspettative/discorsi/comportamenti/fini/ecc...
Che io "punti" sul principio federativo e sui gruppi d'azione più "stabili" (nello spazio-tempo) che "diffusi" si deve alle mie convinzioni personali, laddove queste forme di organizzazione non soffochino o sanzionino l'autonomia del gruppo o le altre espressioni di lotta che le sono complementari.
L'azione deve essere certamente un legittimo mezzo d'autodifesa e d'attacco alla portata di tutti (come lo sono le IDEE), ma non possiamo "imporla", bensì deve essere "sentita" e scelta da ognuno...
Scegliere una forma "chiusa" di organizzarsi è un qualcosa di opzionale e non solo una formulazione politica.
Quelle che contano sono l'affinità e le dinamiche (di discussione teorica e di prassi rivoluzionaria), così come le esperienze accumulate (individualmente e collettivamente) come individui, gruppi e come parte del movimento antagonista che agisce nello scenario sociale...
Ci sono compagni che pensano che agire in maniera più o meno "chiusa" (e non aperta) tra le stesse persone, garantisca ad esse maggior "sicurezza"... sia nella realizzazione dell'azione come nell'evitare le "infiltrazioni".
Ci sono compagni che desiderano assumere le proprie responsabilità ed azioni in maniera piena (con tutte le conseguenze) e per questo adottano un acronimo fisso ed altri compagni che non vedono il bisogno di associare le azioni con le sigle, perché le azioni si effettuano in contesti che "si spiegano da se stessi".
A mio giudizio, entrambe le posizioni sono legittime.. ed è per questo che non accetto le "accuse" di "avanguardisti" che certi compagni organizzati in gruppi "stabili" hanno ricevuto dal movimento antiautoritario: mi riferisco alla FAI (informale) e alla Cospirazione delle Cellule di Fuoco ( tra gli altri)...
Il livello di coscienza sul bisogno dell'attacco (e questo ha a che fare con i componenti di ciascun gruppo, l'analisi della situazione locale e internazionale, tattica e strategia, fini da ottenere, obiettivi segnati, ecc.) fa sì che dei compagni scelgano dei modelli organizzativi che sono più "chiusi" di altri. Ogni gruppo in funzione delle sue individualità ed aspirazioni operative dovrà essere molto cauto e dovrà indovinare nella scelta dei compagni, dei mezzi e di quanto progettato...
Quelli che desiderano mettere in pratica azioni di attacco (liberazioni) complesse hanno bisogno di una "specifica" qualifica che non si può trovare in una spontanea riunione di compagni.
Ciò significa che i fini/obiettivi, che ciascun gruppo si propone di mettere in pratica, determinano le forme organizzative e i compagni che ne faranno parte...
Come anarchico apprezzo qualsiasi espressione di lotta: occupazioni, manifestazioni, scritte, sabotaggi, espropri, ecc...
Non credo d'aver scelto un "qualsiasi compagno" per portare avanti un progetto in uno spazio occupato, un esproprio o una liberazione... su questo aspetto (la scelta dei compagni) s'incaricano l'affinità e la fiducia che ognuno m'ispira a seconda delle azioni...
Pertanto, io potrei vivere in un spazio occupato con alcuni compagni (con i quali porto avanti un progetto culturale, sociale, musicale, comunitario, ecc.), "allearmi" sporadicamente con altri per effettuare azioni diffuse non complesse ed avere un gruppo "chiuso" con il quale realizzare azioni complesse (espropri, liberazioni di compagni, ecc.) che altri compagni non sarebbero disposti a fare...
Come ho già detto, non dò la priorità ad un metodo e soprattuto non ho il feticcio della violenza rivoluzionaria. Considero che il progetto insurrezionale anarchico sia qualcosa di vivo che cerca di abbracciare tutte le questioni relative al dominio ed alla liberazione.
Il dominio si combatte con la teoria e la pratica, la liberazione si ottiene alla stessa maniera..

Gabriel,
gennaio 2010

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